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 2015  novembre 25 Mercoledì calendario

La rapina con ostaggi a Roubaix e gli ultimi aggiornamenti sulla caccia ai terroristi

Per un’ora, tra le 20 e le 21, la Francia torna a tremare per una rapina con ostaggi a Roubaix. Colpi di arma da fuoco al confine con il Belgio fanno immaginare un’altra lunga notte. Il redde rationem con Salah il fuggitivo. Non è così. E dunque, delle ultime 24 ore, quel che resta è che l’inchiesta sul puzzle di sangue del venerdì 13 si compone di un altro cruciale tassello. Da ieri, con Salah Abdeslam, c’è un altro uomo in fuga. Il nono componente del gruppo di fuoco del venerdì 13. È ricercato dalla giustizia francese e belga, che ne ha diffuso la foto segnaletica accompagnata al mandato di cattura internazionale. Il suo nome è Mohamed Abrini, ha 30 anni. Risiedeva a Molenbeek. È accusato di essere l’artificiere delle stragi. «Alto 1.75, corporatura atletica, occhi marroni, capelli corti, volto scavato. È pericoloso e probabilmente armato», si legge nella fiche pubblicata online dalla Polizia federale belga.
LA POLEMICA PARIGI-BRUXELLES
È un colpo di teatro che, intorno alle 18 di ieri, mette al centro della scena il Procuratore federale belga Eric Van der Sypt. È lui a informare, con un lungo comunicato, che Abrini la sera dell’11 novembre, 48 ore prima delle stragi, viene ripreso intorno alle 19 dalle telecamere di sorveglianza di una stazione di servizio di Ressons (sull’autostrada Bruxelles- Parigi) insieme a Salah Abdeslam a bordo della Renault Clio nera che sarà una delle tre auto utilizzate per le stragi. La mossa sorprende e irrita il procuratore di Parigi Francois Molins, che, mezz’ora dopo, si presenta ai media internazionali per annunciare che la composizione e i movimenti dei nove “martiri” del Venerdì 13 sono ormai pressoché accertati. E che, appunto, c’è un secondo uomo ricercato. Il procuratore, che ignora la discovery belga, spiega che quel nome non può esser fatto. Quindi, spiazzato dalla domanda che lo invita a dare un’occhiata su Internet, fulmina i colleghi di Bruxelles con una battuta che la dice lunga sul clima infernale dell’indagine comune condotta dalle due procure: «Speravo in un effetto sorpresa. A questo punto la magistratura belga si assumerà la sua responsabilità».
UN COMPLICE PER IL FUGGITIVO
A ben vedere, il procuratore belga Van der Sypt ha in canna anche un altro colpo. Durante il blitz di domenica, è stato arrestato (ed è attualmente detenuto con l’accusa di partecipazione a un’associazione terroristica e strage) un cittadino francese di 31 anni residente anche lui a Molenbeek, che avrebbe favorito la fuga in macchina di Salah Abdeslam, subito dopo il suo rientro in Belgio la mattina di sabato 14 novembre. Dell’uomo la Procura svela solo il nome, Ali, e le iniziali del cognome: O. Quindi, conclude il comunicato con una contabilità che vuole essere una risposta alle accuse di inerzia e inconcludenza mosse negli ultimi giorni agli apparati della giustizia e della polizia belga. «Con Abrini, Ali O. e Lazez A., arrestato il 19 novembre perché sorpreso in macchina con due pistole e tracce di sangue, nonché un ulteriore fermato lunedì scorso, il totale delle persone detenute a seguito delle operazioni delle scorse settimane è di cinque».
DEFENSE, L’ATTENTATO MANCATO
Ma conviene tornare a Parigi. L’inchiesta francese ha infatti accertato con ragionevole certezza che Abdelhamid Abaaoud, (morto nel raid di Saint Denis della scorsa settimana, insieme alla cugina e a un secondo uomo non ancora identificato) aveva pianificato attentati suicidi alla Defense per il 18 e il 19 novembre. E che di questo progetto era al corrente l’uomo che gli aveva messo a disposizione l’appartamento di rue de Corbillon, Jawad Bendaoud, il cui cellulare, peraltro, aveva comunicato con Abaaoud e, dice Francois Molins «con una utenza belga in uso ai terroristi anche nei giorni precedenti le stragi del Venerdì 13».
LE MOSSE DI SALAH
Chi avrebbe dovuto colpire la Defense oltre ad Abaaoud? Fonti vicine all’indagine parlano di comunicazioni con la Siria via Skype di Salah all’indomani del Venerdì 13, in cui direbbe «sono pronto a finire il lavoro». Ma su questo punto il procuratore di Parigi ha solo un «no comment». Quel che può dire, al contrario, è che i movimenti di Salah e del gruppo di fuoco nei giorni prece- denti la strage e la notte dell’orrore sono stati ormai praticamente ricostruiti.
Quella notte, Salah è alla guida della Renault Clio nera che, dall’appartamento in affitto di Bobigny, conduce i “tre martiri” dello Stade de France a destinazione. Quindi, quella stessa macchina, rientra nella zona di place de Clignacourt dove verrà abbandonata insieme alla cintura esplosiva verosimilmente indossata dallo stesso Salah. Dall’hotel di Alfortville si mette in moto la Polo che raggiungerà il Bataclan. Mentre, da Bobigny, parte anche il commando che, a bordo della Seat nera, semina sangue e terrore nelle terrasse del decimo e undicesimo arrondissement. Su questa macchina sono Abdelhamid Abaaoud, Ibrahim Abdeslam (fratello di Salah) e un terzo uomo ancora non identificato. Su cui, tuttavia, la Procura di Parigi comincia a coltivare una ragionevole ipotesi.
IL KAMIKAZE DI SAINT DENIS
Quell’uomo sarebbe lo stesso di cui sono stati recuperati solo brandelli (una parte del cranio) nell’appartamento di rue de Corbillon in cui si è fatto saltare in aria durante il blitz a saint Denis. E sarebbe lo stesso ripreso dalle videocamere di sorveglianza della Ratp nella stazione del metro di Croix-de-Chavaux in compagnia di Abaaoud mentre si dirige, poco dopo le 22 di venerdì, verso la fermata di Nation. A rendere solida l’ipotesi è la circostanza che le tracce di dna di quell’uomo coincidono con quelle trovate sulla Seat nera abbandonata a Montreuil da Abaaoud poco prima di entrare nella stazione del metro di Croix-de-Chavaux.
ABAAOUD TORNO’ AL BATACLAN
C’è infine un ultimo raggelante dettaglio nella ricostruzione di Molins. La notte di venerdì, dopo aver concluso il suo lavoro di morte alle terrasse del decimo e undicesimo arrondissement, Abdelhamid raggiunse con la metro la stazione di Nation e dì lì il Bataclan. Il suo cellulare aggancia le celle telefoniche vicine al teatro tra le 22.28 e le 00.28. Abdelahamid restò a guardare lo spettacolo della morte per due ore. Fino all’irruzione delle teste di cuoio.