La Stampa, 25 novembre 2015
Il commento a Barcellona-Roma di Gigi Garanzini
Imbarazzanti. Sia la superiorità del Barcellona da una parte che l’inadeguatezza della Roma dall’altra. Una sfida depotenziata per entrambe dal precedente pareggio tra Bate e Bayer, che aveva ufficialmente promosso i catalani e regalato ai giallorossi la chance di qualificarsi battendo i bielorussi. Ma con questa differenza. Che il Barça ha giocato alla sua maniera come niente fosse. Mentre la Roma si è – forse – proiettata mentalmente sulla gara decisiva dell’Olimpico dimenticando che nel frattempo c’era questa, se non da onorare almeno da giocare.
Oppure no. Oppure molto più semplicemente il Barça di questo tardo autunno è ingiocabile perché mette insieme la classe di Federer e l’implacabilità di Djokovic. E se non la vede praticamente mai il Real sul suo campo, figurarsi come può opporsi una Roma che di giocatori degni di figurare nella rosa – nella rosa – del Barcellona ne ha non più di tre-quattro: Pjanic, Manolas, Nainggolan e Florenzi. Non solo. Già a vederli nel nostro non eccelso campionato sorge il sospetto che Maicon e Keita siano due ex: a questi livelli, il sospetto si fa certezza.
Linea difensiva impresentabile, centrocampo arroccato e annaspante di fronte all’altrui superiorità di palleggio, attacco penalizzato dalle assenze di Salah e Gervinho e malinconicamente affidato al se non altro coraggioso Dzeko.
Due, tre volte la Roma è riuscita a mettere il naso in area blaugrana. E nella prima occasione proprio Dzeko si è divorato il pallone del vantaggio. Ma mal gliene è incolto, perché il Barça che già l’aveva fatta a fettine almeno tre volte l’ha presa per una provocazione. E da lì è cominciato il diluvio. Sorretto da Sergi Roberto, Rakitic e Busquets, e alimentato sulle corsie da Dani Alves e Jordi Alba si è scatenato il trio-meraviglia. E lì c’è poco da fare, se non lustrarsi gli occhi con le giocate di tre fenomeni che, così ben assortiti, non hanno poi molti precedenti nella storia del calcio.
Altro che crisi di rigetto per il rientro di Messi. Intanto il primo dei fenomeni i suoi due gol se li è segnati, e a un altro paio ci è andato vicino. Ma a mezz’ora dalla fine, sul 5-0, è andato lui, personalmente a stendere Iturbe al limite dell’area catalana. Si è preso un giusto cartellino. Ma una volta di più è venuto giù il Camp Nou.