Corriere della Sera, 25 novembre 2015
Renzi ha paura di Grillo, nonostante vada ripetendo il contrario. La strategia per le Amministrative
«Io non ho paura di Grillo» continua a ripetere a tutti Matteo Renzi, che ha tra le mani un sondaggio riservato della Doxa secondo il quale la fiducia nel premier è schizzata dal 37 al 41 per cento. Paura, dunque, no, ma qualche motivo di preoccupazione c’è. Tant’è vero che i sondaggisti monitorano i «pentastellati», in ascesa in tutte le rilevazioni, con regolare frequenza.
Tra l’altro c’è un sondaggio (non commissionato dal presidente del Consiglio, però) secondo il quale nel voto dei giovani si registra il sorpasso dei grillini sul Pd. Nasce anche di qui l’ultima sortita di Renzi di dare un «bonus» di cinquecento euro a chi compie diciotto anni e di investire di più nella cultura. In questo modo il governo punta a fare breccia nel mondo giovanile e a erodere i consensi dei grillini.
Ed è sempre con un occhio rivolto ai «Cinque Stelle» e con un altro ai sondaggi secondo i quali la fiducia nei partiti non è mai stata così bassa, che il premier-segretario sta cercando fuori dalla cerchia del Pd i candidati a sindaco.
A Milano, dove si guarda a Giuseppe Sala, ma anche a Napoli e a Roma. Persino a Bologna, dove l’uscente Merola è al primo mandato, si è deciso di fare dei nuovi sondaggi in questi giorni e solo dopo di decidere se riconfermarlo oppure puntare su un altro cavallo.
Si spiega così la decisione del Pd di non appoggiare Antonio Bassolino e, qualora fosse possibile, di trovare anche il modo per non farlo presentare alle primarie. E infatti, appena è circolato il nome dell’ex sindaco di Napoli, i «pentastellati» si sono buttati a pesce e hanno cominciato a sparare contro il Partito democratico e il suo leader, che secondo loro avrebbe perso l’ansia rottamatrice.
Ma Renzi può puntare anche su altre armi per contrastare l’ascesa del duo Beppe Grillo- Gianroberto Casaleggio. Sulla paura degli italiani nei confronti dei Cinque stelle,che è risultata risolutiva alle elezioni europee dello scorso anno. E sul tentativo di dimostrare che «non sono all’altezza di governare», al contrario dell’attuale esecutivo, «che sta facendo tutte le riforme che aveva promesso».
Con il suo ritornello – «Alle amministrative avremo tutti i partiti contro – il presidente del Consiglio punta inoltre a mobilitare gli incerti e a raccogliere il cosiddetto voto utile. Se poi il prossimo anno il premier riuscisse veramente a modificare, com’è nei suoi proponimenti, la riforma delle pensioni varata da Elsa Fornero con il governo Monti, potrebbe presentarsi con un’altra carta da giocare sul tavolo delle amministrative.
Renzi pianifica così la sua strategia elettorale anti-grillini per il prossimo 12 giugno, giorno in cui il governo ha deciso di fissare il primo turno delle amministrative. Ma nel 2018 (se non prima, nel 2017), vi saranno altre elezioni e quelle sì che saranno un test per Matteo Renzi e per il suo esecutivo. Per come è congegnato l’Italicum, è molto probabile, stando almeno a tutti i sondaggi commissionati finora, che si vada a uno scontro Partito democratico-Cinque Stelle. Per questa ragione si sono intensificate le voci di una possibile modifica della legge elettorale che attribuisca il premio non più al partito che prende il maggior numero di voti ma alla coalizione. Renzi, però, almeno al momento, resta fermo sulla linea impartita anche ai suoi: «Questioni così delicate come quella del sistema elettorale non si decidono in base ai sondaggi».