Corriere della Sera, 25 novembre 2015
Il decalogo del perfetto jihadista. È stato trovato nel computer di Abdelkrim Kaimoussi, uno dei quattro marocchini espulsi dall’Italia
«C’è bisogno di organizzare la lotta tramite le cellule separate e il modello cosiddetto “del grappolo”, che aiuta a non rendere smantellabile l’intera rete». E ancora: «Il guerrigliero nelle città non è obbligato ad avere le sembianze del combattente ma potrà essere, per esempio, un commerciante». Come i brigatisti rossi degli anni Settanta diffondevano tra i militanti i manuali per camuffarsi nelle metropoli con le regole della clandestinità, così i jihadisti del ventunesimo secolo impartiscono strategie per combattere la loro guerra nelle città degli «infedeli». Non più attraverso il ciclostile, ma con sermoni registrati che possono essere facilmente trasmessi attraverso Internet. Tuttavia le direttive si somigliano molto con quelle studiate dai terroristi nostrani quarant’anni fa.
Nel computer di Abdelkrim Kaimoussi, uno dei quattro marocchini espulsi l’altro ieri dall’Italia per presunta attività di proselitismo e addestramento alla jihad (secondo la Procura, non per il giudice), la Digos di Bologna ha trovato una sorta di decalogo illustrato da un predicatore per «organizzare la guerriglia urbana». Un file audio intitolato «La tecnica di guerra nelle città», dove si indicano comportamenti e modalità d’intervento per un attacco armato, mirato alla «uccisione del nemico o un attentato». Da realizzarsi attraverso cellule chiuse e «compartimentate», come raccomandavano le formazioni rivoluzionarie del secolo scorso.
Contatti solo con il capo
L’organizzazione «piramidale» è sconsigliata, meglio nuclei autonomi in cui ciascuno conosce soltanto il proprio referente, per evitare che l’eventuale collaborazione di un militante con il nemico possa danneggiare l’intera struttura: «Ognuno conosce solamente il suo capo, cioè chi l’ha reclutato. Il capo deve cambiare il suo domicilio subito in caso un componente della cellula venga arrestato, oltre a non dover neanche far conoscere il suo nome alle sue reclute».
La proliferazione «a grappolo» garantisce la moltiplicazione delle cellule: «Ognuna deve formarne altre, non devono comunicare fra loro e devono avere collegamenti attraverso mediatori che hanno due o tre cittadinanze per poter circolare liberamente da un Paese all’altro». Al loro interno, le cellule sono composte di quattro gruppi, ciascuno con un compito specifico: «Il primo gruppo è il comando, costituito dall’emiro e dal suo vice. Il comando sceglie il bersaglio e il metodo, e coordina gli altri gruppi... Il secondo gruppo è quello della ricognizione, formato da due o tre persone, che deve fare due tipi di ricognizione; una generale e un’altra più precisa».
Significa raccogliere informazioni sull’obiettivo nella maniera più dettagliata possibile, anche se ci vogliono mesi. Nel caso di attentato alla sede della Banca centrale europea, simulato dal manuale, «bisogna raccogliere tutte le informazioni: il numero del personale e delle guardie, i punti della guardia, le dimensioni della struttura, le entrate, le uscite di emergenza... Il comando progetta l’operazione secondo le informazioni raccolte. Il fallimento dell’operazione dipende dalla validità delle informazioni raccolte».
È ciò che accadde nel primo attacco al World Trade Center di New York nel 1993, secondo il racconto del predicatore: «I fratelli hanno sbagliato la modalità dell’attentato usando un camion imbottito di una tonnellata di esplosivo, causando la morte di 5 persone e il ferimento di 1.000, senza fare cadere lo stabilimento, perché non hanno preso in considerazione che le travi erano in acciaio e non in cemento armato... Alla fine Allah ha mandato Mohamed Atta (il primo dirottatore dell’11 settembre 2001, ndr ) per fare crollare questa torre».
Cinture da 20 chili
Il terzo gruppo si occupa del rifornimento di armi per l’equipaggiamento del quarto, quello che entra in azione. Senza contatti diretti, ma consegnando il materiale al comando oppure nascondendolo in un posto predefinito: «I gruppi non devono comunicare fra di loro, è compito del gruppo di comando fare la mediazione». La scelta dei mezzi dev’essere commisurata all’ampiezza dell’obiettivo: «Se il comando decide di fare l’attentato alla Banca centrale europea e decide che ci vogliono 12 mujaheddin, ognuno di loro è munito di 20 chili di cinture esplosive per entrare nell’edificio senza combattimento e dovranno distruggere l’edificio dall’interno... loro hanno bisogno di circa 240 chili di esplosivo, di 12 kalashnikov, 36 bombe a mano». Infine il gruppo «della ricognizione» dovrebbe filmare l’azione per garantire il condizionamento dell’opinione pubblica mondiale e controbattere alla propaganda nemica: «Nell’attentato di Mombasa i morti ebrei erano 167 invece le autorità hanno dichiarato che i morti erano in totale 17; 3 ebrei e 14 kenioti».