La Stampa, 25 novembre 2015
La nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi è salpata. Grande fermento nel mondo dell’editoria
La nave di Teseo scioglie le vele, e sul molo regna ovviamente una certa confusione. È il day after fra auguri e indiscrezioni dell’addio alla Bompiani da parte di Elisabetta Sgarbi e del suo staff, con Umberto Eco, un gruppo di storici autori e imprenditori come il finanziere-scrittore Guido Maria Brera, noto tra l’altro per essere il marito di Caterina Balivo. È anche un giorno di superlavoro per gli editori (non tutti) e gli agenti letterari. Sono i più attenti, perché gli scrittori toccati dall’operazione vogliono sapere come comportarsi: soprattutto i grossi calibri stranieri.
Marco Vigevani, a capo dell’Italian Literary Agency (nata anch’essa da una fusione di tre agenzie importanti) ha tra i suoi rappresentati Michael Cunningham, grande amico della Sgarbi e prontissimo al passaggio. Ma che cosa decideranno pezzi da novanta della scuderia Bompiani come Paulo Coelho, Joël Dicker, Jonas Jonasson, Thomas Piketty, tutti lanciati in Italia con grande successo proprio da lei? Rassicurare autori e agenti sulla continuità della casa editrice è ora compito dei vertici Rcs libri – in attesa che il verdetto dell’Antitrust renda operativa l’acquisizione da parte di Mondadori – e i telefoni del ceo Laura Donnini e del direttore editoriale Massimo Turchetta, ora anche direttore Bompiani ad interim, sono bollenti.
«Ogni casa editrice nuova è una nuova notizia per autori e agenti – dice Vigevani – anche se come è ovvio tra i miei autori, soprattutto stranieri, prevale una certa ansia per il futuro Bompiani, oltre a una notevole curiosità sui nuovi concorrenti». Ma c’è chi si tira fuori dal clima frenetico della giornata, come Andrea De Carlo, colonna della Bompiani, anche lui amicissimo di Elisabetta Sgarbi. Era tra i firmatari dell’appello promosso in febbraio da Umberto Eco contro l’acquisizione, poi ha riflettuto e cambiato prospettive. Resterà nella vecchia casa editrice. «Non ho voglia di mettermi a fare anche l’editore, com’è implicito nel progetto di una sigla che chiede agli scrittori una partecipazione attiva in questo senso – ci dice -. Elisabetta porta un cambiamento in sé molto positivo nel panorama italiano, ma io sto cominciando un nuovo romanzo e ne sono totalmente assorbito».
Dal Gruppo Gems arrivano intanto smentite per un altro nome di grande spicco dato – sempre da Eco – come possibile passeggero del vascello ateniese: Claudio Magris. Stefano Mauri, amministratore del gruppo di cui fa parte anche Garzanti, quasi si arrabbia. «È una panzana, Magris ha già un editore, da trent’anni, e si chiama Garzanti!». Può anche darsi che Eco (sarà com’è ovvio uno dei primi autori della nuova casa editrice, con una corposa raccolta di saggi semiologici e forse un Diario minimo) sia incorso in un lapsus, visto che il figlio dello scrittore triestino, Francesco, economista con cattedra a Tours, ha pubblicato proprio quest’anno per Bompiani un saggio dal titolo Al margine. Ma non è questo che interessa a Mauri. Piuttosto, mentre saluta con favore la presenza di un nuovo concorrente, gli preme rispondere alla tesi ribadita da Mondadori secondo cui le aggregazioni sono, in queste condizioni, più che mai necessarie.
«Non posso sostituirmi all’Antitrust – ci dice -, ma certo la competizione internazionale, con Mondadori-Rcs, non c’entra per nulla. Al contrario, i gruppi internazionali nascono proprio dal fatto che le autorità hanno impedito ai campioni nazionali di pesare troppo nel loro Paese»; e cita i casi di Penguin-Random House e Hachette. Filtra intanto la notizia che all’inizio, mesi fa, il progetto della Sgarbi era diverso. Puntava all’acquisto della Bompiani nel suo complesso. Marina Berlusconi avrebbe però declinato, proponendole invece di continuare il lavoro all’interno del super-gruppo. Visioni lontane, divorzio inevitabile.
Ora la parola passa al mercato (dove «i libri si contano, ma si pesano anche», come diceva molti anni fa Livio Garzanti), mentre sul molo si agitano festosi fazzoletti e Elisabetta Sgarbi confida al sito editoriale ilLibraio.it qualche residua amarezza: «Se penso che in Rcs ci hanno messo sei ore per togliermi il badge e una notte per sconnettere il mio account, dopo 25 anni di lavoro, mi viene da pensare che mi avrebbero trattato meglio in Mondadori». E la nave va. Molti auguri sui social, pochi dal mondo della politica, dove Twitter sembrava ieri un po’ all’asciutto. Svettava per il tono lirico quello di Stefano Fassina: «Salpa la nave di Teseo. Il coraggio della libertà editoriale. Buon viaggio a tutto l’equipaggio».