La Stampa, 25 novembre 2015
Studenti a lezione di otium
La notizia che Renzi finanzierà le spese culturali dei diciottenni rischia di oscurare ingiustamente l’ultima iniziativa del suo ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, contenuta in un documento ufficiale che non lascia adito a dubbi: «È necessario creare all’interno dei programmi e dei curricoli un’ora di “otium”, di pensiero dedicata al dialogo e alla sociabilità civile; non un insegnamento trasmissivo e prescrittivo di valori astratti, ma un’ora di libertà europea dell’ascolto e della cittadinanza che dalla discussione delle convinzioni trovi le ragioni di un dialogo».
Un parlar chiaro che lo intenderebbe ognuno, per dirla con Manzoni, che nella tomba si starà esibendo in un paio di tuffi carpiati. L’unica parola che ho capito è «otium». E in effetti se c’è una cosa di cui avrebbero bisogno i ragazzi di oggi, strizzati tra mille impegni come dei manager in carriera, sarebbe un momento della giornata destinato al dolce far nulla. Ma la decrittazione del testo sanscrito-ministeriale sembra escludere che il governo intenda offrire ai giovani europei una tregua. Li vuole concentrati sulla sociabilità. Che cosa sia la sociabilità, nessuno lo sa. Però è una di quelle formule perentorie che zittiscono l’interlocutore. C’è forse qualcuno che osa dirsi contrario alla sociabilità, all’ascolto, alla cittadinanza o – e qui la voce sale di tono e vibra di sdegno – al dialogo? Qualora poi a scuola, tra una sociabilità e l’altra, si trovasse anche il modo di insegnare a scrivere in un italiano concreto e comprensibile, se ne gioverebbe l’Europa intera o almeno la prosa dei futuri ministri dell’Istruzione.