Il Messaggero, 22 novembre 2015
Bastano 400 euro per comprare un Kalashnikov al mercato nero
Trovare armi sul mercato clandestino italiano non è difficile. Reperire una calibro 38 o una Beretta 7,65 o altre armi corte, conoscendo i giri giusti, è abbastanza semplice. Ma è improbabile che qualcuno compia attentati usando armi di questo tipo. Più complicato è reperire armi a canna lunga, nello specifico fucili d’assalto come le mitragliatrici leggere, tra le quali la più utilizzata al mondo (si parla di circa 200 milioni di pezzi, tra originali e repliche, prodotti dal 1949 ad oggi) è l’AK47 (Kalashnikov), arma di notevole potenza con caricatore da trenta colpi, selettore automatico per colpo singolo o a raffica. È facile da pulire, da smontare e resiste nel tempo. È l’arma più usata nel mondo, con oltre cento stati che la utilizzano per le loro forze armate. E ovviamente è l’arma più diffusa in Medioriente, Africa, Asia. In Italia il prezzo sul mercato nero si aggira sui settecento euro più il costo del munizionamento. In Francia, nella zona di Marsiglia, si trovano a prezzi che vanno anche sui duemila euro. Per l’Italia la rotta del traffico di armi passa principalmente per i Balcani, dove si trovano anche sui quattrocento euro a pezzo. L’ultimo sequestro di quest’arma è del diciotto novembre scorso ed è stato rinvenuto in un arsenale della Sacra Corona Unita a Brindisi. Non a caso le organizzazioni malavitose pugliesi sono specializzate negli assalti ai furgoni portavalori. L’Ak 47 è infatti in grado di sviluppare una potenza di fuoco tale da forare le blindature e bucare senza problemi i giubbotti antiproiettile di livello III.
Gli esperti di sicurezza indicano anche la Svizzera come uno dei luoghi dove si possono reperire armi da guerra con una certa facilità. Più facile che reperire un’arma è però fabbricare in casa ordigni improvvisati esplosivi (Ied) confezionandoli con materiale che si può reperire sul mercato. Gli Ied sono stati gli ordigni più utilizzati in Iraq e Afghanistan contro le truppe della coalizione. I composti chimici utilizzati possono essere diversi, ma il meno costoso e il più diffuso è il nitrato d’ammonio, uno dei più diffusi concimi utilizzati in agricoltura. Unito alla polvere di carbone e all’alluminio, il fertilizzante chimico si trasforma nell’esplosivo Ammonal. Se miscelato con il gasolio si chiama Anfo (Ammonium nitrate fuel oil). Gl involucri possono essere oggetti di uso comune come le pentole a pressione, i detonatori semplici interruttori o comandi come quelli utilizzati per l’apertura dei garage, interruttori elettrici. Mohammed game, l’attentatore libico che davanti alla caserma Santa Barbara di Milano tentò invano di farsi saltare in aria, aveva confezionato l’esplosivo che si portava addosso proprio con del nitrato di ammonio. Una consolazione: nel fertilizzante che è presente sul mercato italiano la concentrazione di nitrato di ammonio non è sufficiente per produrre ordigni esplosivi. Per “produrre” un kamikaze ne servirebbero quindi almeno nove chilogrammi e con una percentuale di diluizione bassa. In Medio Oriente di solito si utilizzano sacchi di fertilizzante con una percentuale superiore al cinquanta per cento.
Con una modica somma intorno ai cento euro, comprensive di involucro, componenti chimici e materiale elettrico, si potrebbero confezionare quindi bombe con un potenziale esplosivo non indifferente. Nell’attentato alla maratona di Boston del 15 aprile 2013 (tre morti e 280 feriti) i due fratelli Tsarnaev hanno usato due normalissime pentole a pressione riempite di pezzi di metallo come chiodi, biglie di ferro e bulloni) e materiale esplodente ricavato da articoli pirotecnici. Il costo per produrre ordigni di questo tipo è di circa cinquanta euro.