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 2015  novembre 22 Domenica calendario

Il ragazzo down cacciato dalla panchina durante una partita di pallavolo. Il padre-coach protesta e viene espulso. Polemiche

L’hanno cacciato dalla panchina perché, regolamento alla mano, lì non poteva proprio stare. E poco importa se Matteo, 20 anni, un ragazzo down di Orbetello, dolcissimo, innamorato della pallavolo e della sua quadra, figlio dell’allenatore, in quel posto da «vice coach» sedeva orgoglioso da quattro anni e persino la Federazione sembrava aver accettato una deroga a quelle norme troppo rigide. Così, durante una partita a Sesto Fiorentino, due arbitri hanno deciso che Matteo Bartolini doveva alzarsi e trovare posto in un angolo dietro la panchina accanto a un medico e all’ambulanza. Lui c’è rimasto malissimo e mortificato ha eseguito l’ordine senza dire una parola ma con le lacrime agli occhi.
Il provvedimento è stato contestato invece da babbo Andrea, il coach, che agli arbitri ha fatto presente quella situazione «un po’ speciale» e come risposta ha dovuto incassare la squalifica per una giornata. Ai direttori di gara ha detto che forse diventeranno «i più bravi del mondo ma la vostra sensibilità nei confronti di chi ha qualche problema è uguale allo zero». Poi, dopo la partita, Andrea Bartolini ha cercato di spiegare al figlio che «a volte esistono persone un po’ così» e che non doveva preoccuparsi per quel posto perso perché un rimedio si poteva trovare.
Infine Andrea Bartolini ha deciso di raccontare questa «storia tristissima» su Facebook; e la vicenda nel giro di poche ore ha fatto il giro della Rete ed e diventata un caso. Anche politico. Federico Gelli, deputato del Pd, e presidente del Cesvot (Centro servizi volontariato della Toscana) si è detto indignato della decisione arbitrale e ha scritto una lettera al sottosegretario con delega allo Sport Luca Lotti. «Perché non è possibile commentare ancora una volta un episodio di grave intolleranza se non addirittura di razzismo nei confronti di una persona con disabilità», ha stigmatizzato Gelli.
Intanto babbo Andrea, dopo aver letto una raffica di messaggi di solidarietà, ha deciso di non impedire al figlio Matteo di sedere in panchina accanto al dirigente. «Domani (oggi ndr) il posto è ancora suo – ha detto Bartolini – e se ci saranno problemi dirò al primo dirigente di venire con me in tribuna. Se la caverà da solo, mio figlio».
Tutta la squadra della Pallavolo Orbetello (maschile e femminile) si è schierata con Andrea e Matteo. E per la partita di oggi, che il team giocherà in casa, anche i tifosi hanno annunciato non solo tifo ma un’azione di solidarietà contro l’ingiusta esclusione. E intanto in molti hanno deciso di fare un «copia e incolla» del messaggio postato su Facebook da Andrea per farlo leggere al maggior numero di persone in modo da ampliare l’eco della vicenda e l’onda di solidarietà fuori e dentro l’ambiente sportivo.
«Chi mi conosce sa che non amo scrivere e alle parole preferisco la palestra e la piscina, – aveva scritto l’allenatore – ma quello che mi è successo sabato sera è una cosa talmente vergognosa che merita di essere condivisa. Alleno squadre di pallavolo da trent’anni e da almeno quattro condivido la panchina con una persona speciale, mio figlio Matteo, il quale si ritiene il vero allenatore della squadra. Per farlo andare in panchina abbiamo chiesto alla federazione una deroga, ci è stato detto di tesserarlo come dirigente (cosa che abbiamo regolarmente fatto) e con questo tesseramento gli arbitri sicuramente non avrebbero fatto nessuna obiezione».
Poi il racconto della decisione dei due direttori di gara e l’epilogo tristissimo. Che però adesso potrebbe avere un lieto fine. «Se il buonsenso e la sensibilità in certi casi, a causa dell’inadeguatezza di qualche operatore, non si possono insegnare vediamo se ci sono i presupposti per rendere più flessibili i regolamenti», ha scritto Gelli al sottosegretario Lotti.