il Giornale, 24 novembre 2015
Mantovani ai domiciliari dopo quarantuno giorni dietro le sbarre di San Vittore. Adesso anche il gip si accorge che non può inquinare le prove
Quaranta giorni di custodia cautelare dietro le sbarre. Poi, ieri, la scarcerazione: attorno alle 18 l’ex vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani ha varcato l’uscita del carcere milanese di San Vittore, dove si trovava dallo scorso martedì 13 ottobre, travolto da un’inchiesta che lo vede accusato di concussione, corruzione e turbativa d’asta in alcune gare per la sanità.Il provvedimento, emesso dal giudice per le indagini preliminari Stefania Pepe, concede al politico lombardo (che nel frattempo si era autosospeso dai suoi incarichi) il beneficio degli arresti domiciliari nella sua casa di via Turati ad Arconate: è venuto meno il rischio di inquinamento delle prove (paventato invece nei precedenti rigetti, e motivato finora con il ruolo di «politico ancora influente» rivestito dal più volte sindaco di Arconate), perché «la documentazione digitale e cartacea acquisita all’esito delle perquisizioni deve ritenersi ormai esaustiva», scrive il gip nel suo sintetico provvedimento. Ha avuto un peso il parere positivo espresso dal pm della Procura di Milano che coordina le indagini, Giovanni Polizzi, secondo cui, appunto, «il pericolo di alterazioni degli elementi documentali utili alla ricostruzione dei fatti può ritenersi in buona sostanza superabile». Un parere mutato rispetto alle precedenti richieste avanzate con insistenza dal legale di Mantovani, l’avvocato Roberto Lassini, che si era visto respingere anche l’istanza depositata al tribunale del Riesame (e di questa decisione si attendono ancora le motivazioni). Il quadro ha cominciato a cambiare mercoledì scorso, dopo l’ennesimo colloquio di Lassini con il pm Polizzi: giovedì il legale di Mantovani aveva quindi presentato una nuova richiesta, questa volta con il parere positivo del pm, alla quale è seguita sabato una richiesta di integrazione da parte del Gip, e infine, ieri, la decisione favorevole alla scarcerazione e la concessione degli arresti domiciliari.«Ora dimostrerò la mia innocenza», ha detto il diretto interessato appena uscito da San Vittore. Intanto la notizia, annunciata dal suo ufficio stampa – «questa sera Mantovani potrà riabbracciare i propri cari» – arrivava anche in ambienti politici: durante il convegno di Forza Italia sul tema della sicurezza e del terrorismo, tenutosi ieri al circolo della Stampa di Milano, l’annuncio della coordinatrice regionale Maria Stella Gelmini e del suo omologo provinciale Luca Squeri è stato accolto da uno scrosciante applauso.Non solo: Andrea Camaiora, spin doctor dell’esponente azzurro, ha sottolineato addirittura che non sono stati 40 giorni ma «41 giorni e 18 ore di carcerazione preventiva», e ha fatto sapere di aver lanciato una campagna social con l’hashtag #mantovaniscarcerato e #mantovanionesto, oltre al blog mantovanionesto.it. L’ex numero due della Regione era stato arrestato assieme al braccio destro Giacomo Di Capua e al funzionario del Provveditorato alle opere pubbliche in Lombardia e Liguria Angelo Bianchi. Tra le accuse nei confronti di Mantovani c’è quella di aver fatto pressioni nei confronti del nuovo provveditore Pietro Baratono per convincerlo a riaffidare incarichi operativi a Bianchi, messo da parte perché coinvolto in un’altra indagine per corruzione in Valtellina. Lo stesso Baratono, parlando col Giornale, aveva detto: «Non furono pressioni, semmai consigli».