MilanoFinanza, 24 novembre 2015
Dalle sigarette lo Stato incassa 330 milioni in più
La riforma del sistema di accise sui tabacchi è stata promossa. È ormai trascorso quasi un anno dall’entrata in vigore ed è quindi possibile stilare un primo bilancio del provvedimento. Bene: gli effetti sono positivi, secondo quanto emerge da un’analisi del Centro Studi Casmef dell’università Luiss Guido Carli.
Tanto da potere parlare almeno al momento di «un successo rispetto agli obiettivi dichiarati». Affinché i cambiamenti introdotti esprimano tutto il loro potenziale, è il consiglio lanciato dagli autori della ricerca, sarebbe però bene garantire stabilità di medio-lungo periodo e lasciare che il mercato si assesti definitivamente sui nuovi parametri, per poter quindi valutare in modo definitivo gli effetti della riforma. Il nuovo sistema di accise, spiega Marco Spallone, curatore dello studio assieme a Stefano Marzioni e Alessandro Pandimiglio, ha trovato un giusto equilibrio tra necessità di garantire adeguate entrare erariali e di tutelare la competitività in un mercato caratterizzato dalla presenza di un operatore in posizione dominante, ma articolato in segmenti di prezzo che lasciano ai consumatori la possibilità di scelta in base a preferenze e capacità di spesa. Infine sta consentendo di scongiurare sia un eventuale diminuzione dei prezzi sia un rialzo eccessivo nella fascia più bassa che potrebbe spingere i consumatori verso i prodotti di contrabbando, con ulteriori rischi sulla salute pubblica. Con la riforma, in vigore da inizio 2015, è stato introdotto un onere fiscale minimo più alto per le fasce di prezzo più basse e l’accisa specifica è stata portata dal 7,5 al 10%. Il prezzo medio ponderato sostituisce la classe di prezzo più richiesta come punto di riferimento della tassazione. L’imposizione complessiva è stata quindi incrementata dal 58,6% del secondo al 58,7% del primo. Infine l’onere fiscale minimo, fissato a 170 euro per chilogrammo, sostituisce l’accisa minima. Proiettando i dati disponibili per il primo semestre (ossia un gettito totale di 159,7 milioni di euro) sull’intero 2015, lo Stato registrerà un aumento delle entrare del 3,3% rispetto all’anno precedente. In termini di accise si stima un maggior gettito per circa 330 milioni. Di contro i volumi venduti resteranno quasi invariati; si dovrebbe infatti registrare una contrazione dello 0, 8%, mentre i prezzi medi sono aumentati del 3,5%. Il contributo maggiore all’aumento delle entrate è arrivato dal segmento a basso prezzo, ossia da quelle sigarette il cui costo è sotto 4,40 euro per un pacchetto da 20. Tale fascia ha prodotto entrate da accisa per 2,5 miliardi di euro, in crescita del 58% rispetto all’anno scorso. In aumento del 18% sono invece le entrate dal segmento medio-alto (quello tra i 4,8 e i 5 euro) con un volume di 1,6 miliardi di euro. Mentre c’è stata una leggera flessione (-6,5%) sui pacchetti di fascia alta, ossia sopra i 5,20 euro. Gli effetti positivi si protrarranno anche al 2016. «L’aumento del prezzo medio ponderato del 3%, con efficacia da gennaio del prossimo anno, produrrà un ulteriore maggior gettito stimabile in oltre 30 milioni di euro», sottolinea Spallone. «La crescita ipotizzata del pil per il 2016 e l’aumento della fiducia dei consumatori implicano la previsione di un incremento dei consumi, anche se i segnali di ripresa non sono ancora del tutto consolidati». Pertanto in questa fase di aggiustamento l’esortazione è: «Non turbare il funzionamento dei mercati alimentando l’incertezza con interventi discrezionali e potenzialmente destabilizzanti».