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 2015  novembre 24 Martedì calendario

A proposito di Macri, l’uomo che fece infuriare il Papa celebrando un matrimonio gay

Il neopresidente argentino Mauricio Macri? Uno che ha difeso nel 2009 l’introduzione delle nozze gay in Argentina facendo infuriare l’allora arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco.
Il rapporto tra i due è precipitato nel novembre 2009 per un matrimonio che non s’aveva da fare, a sentire l’allora cardinal Bergoglio.
Tutta colpa di Alex Freyre e José Maria Di Bello, coppia gay che aveva chiesto celebrazione e registrazione all’anagrafe bairense delle loro prossime nozze. Macri non aveva fatto ricorso contro la decisione della magistratura di primo grado che aveva difeso le ragioni della coppia dichiarando incostituzionali le norme sul matrimonio del codice civile argentino. Morale della favola: le nozze erano state registrate, mentre l’Argentina si preparava a votare poi una legge che avrebbe riconosciuto il matrimonio omosessuale tra le proteste del futuro Papa. Dopo un faccia a faccia in arcivescovado richiesto da Macri che si era concluso dopo appena 20 minuti con un nulla di fatto, Bergoglio aveva emesso un duro comunicato firmato insieme ai sei vescovi ausiliari di Buenos Aires nel quale il mancato ricorso del sindaco contro la sentenza era stato condannato come: «Segno di grave leggerezza», sottolineando come non appellandosi: «contro una sentenza assolutamente illegale» Macri non aveva permesso: «l’instaurazione di un dibattito più prolungato e profondo su una questione di tale delicatezza». Il comunicato precisava inoltre che: «affermare l’eterosessualità del matrimonio non è discriminatorio».
La stampa albiceleste in quell’occasione riferì voci di corridoio dall’arcivescovado secondo le quali non si era mai visto Bergoglio tanto «furioso» (testuale) come nei giorni successivi alla decisione di Macri di non ricorrere contro la sentenza. Pare che il futuro papa avrebbe trovato irritante non solo la sostanza della vicenda, ma anche il fatto di non essere stato avvertito in anticipo della decisione. Il futuro neopresidente aveva giustificato la sua scelta dicendo di essere profondamente cattolico, ma al servizio dei cittadini. Un voltafaccia di quello strano miscuglio che è il macrismo, movimento di destra ma che vuole apparire al passo coi tempi e contemporaneamente attento e molto sensibile agli input ecclesiali. Fino ad un certo punto.
A difendere il matrimonio eterosessuale era stato lo sconfitto delle attuali elezioni presidenziali argentine, l’allora governatore della provincia di Buenos Aires Daniel Scioli, il quale: «Il primo istinto che mi genera la definizione di matrimonio è quello di vincolarlo alla famiglia, all’unione uomo-donna», aveva detto.
Sei anni dopo queste vicende si riparte. Da chi? Victoria Morales Gorleri è una deputata della città di Buenos Aires che rappresenta, in virtù del decennio passato a cooperare con l’allora arcivescovo di Baires in tema di sociale ed istruzione, un’ottima ufficiale di collegamento. È stata la settimana scorsa in Vaticano per un convegno sull’educazione cattolica e poco dopo l’elezione di Francesco al soglio è stata ricevuta dal nuovo papa. Prove tecniche di dialogo?