La Stampa, 24 novembre 2015
In coda per diventare Babbo Natale. Alla selezione di un centro commerciale romano
Accanto al palco montato per l’esibizione degli aspiranti Babbo Natale c’è addirittura la “Wall of fame”, le foto di chi ha calcato quelle scene prima di noi. Centro commerciale Roma Est: 220 negozi, un ipermercato e una multisala, periferia orientale di Roma. Qui la Kimbe, azienda che cura e realizza eventi con sede in Lombardia, ha organizzato un casting. Cercano un Babbo Natale. Il contratto dura 11 giorni, tra il 5 e il 23 dicembre, vale duemila euro. Bisogna avere più di 60 anni, «caratteristiche fisiche in linea con il personaggio» e «ottime doti comunicative ed empatiche». Infine, l’offerta specificava che la scelta sarebbe stata fatta con un «casting pubblico». Ho chiamato per sapere se – non avendo l’età minima – posso candidarmi ugualmente, dicono di sì. Richiamo il giorno prima per avere conferma. Mi risponde Sergio Ravanelli, responsabile di Kimbe, dice che hanno ricevuto più di 300 curriculum. Mi presento all’appuntamento, siamo un centinaio. I candidati salgono sul palco a gruppi di cinque: devono dire come si chiamano, quanti anni hanno e cosa fanno quando non lavorano come Babbo Natale. Domanda volutamente ambigua alla quale alcuni rispondono come se fossero Babbo Natale. I primi possono giocarsi la risposta spiritosa: «Mi occupo delle renne». «Ci avevo pensato pure io», dice un aspirante ancora in attesa, che ora dovrà studiare una risposta diversa. Qualcuno ha anche degli appunti, con brevi cenni sul folclore dell’Europa del Nord e sul villaggio di Babbo Natale. Altri rispondono semplicemente «mi occupo della famiglia».
C’è un buon 20 per cento di partecipanti che è professionista: fanno Babbo Natale di mestiere. Uno, Liborio Di Martino, ha già un contratto in tasca con un altro centro commerciale. Vince però un disoccupato vero, l’ex consulente informatico Claudio Rachiele, 61 anni, di Ardea. Impegnato nel sociale, ha idee poco renziane sul lavoro e molto articolate sulla politica internazionale. Sarà lui il Babbo Natale del centro commerciale Roma est. Dalla terrazza del secondo piano si vedono le anonime case della periferia di Roma, oltre il raccordo anulare. Sotto, la galleria dalla quale escono i Frecciarossa e gli Italo in arrivo da sud. Passano ogni quindici minuti. Un ragazzino dice: mi piacerebbe salirci una volta.
Il vincitore: «Sapevo entrare anche con il camino acceso»
Claudio Rachiele ha 61 anni ed è un ex consulente informatico. È disoccupato, viene da Ardea, un paesone della provincia sud di Roma. Non è del mestiere ma è perfetto nel vestito di Babbo Natale: il look era uno dei requisiti finali per la vittoria, insieme alla capacità di improvvisare e a quella di leggere una favola. A lui hanno fatto domande tipo «come fai a entrare in una casa se trovi il camino acceso?». Rachiele sa usare bene le parole ed è riuscito ad avere la meglio tra i dieci concorrenti approdati alla fase finale.
È un cittadino impegnato, partecipa alle iniziative del comitato di quartiere della sua zona, parla di Parigi e cita un’amara battuta di Arsenale K: «abbiamo esportato così tanta democrazia che ce la stanno riportando indietro». Sul suo profilo Facebook ha postato la sua foto da Babbo Natale vincitore e la frase «chi sono io?». Lavorerà dal 5 al 23 dicembre, 11 giorni effettivi per un compenso di 2000 euro netti.
Il disoccupato: «Io escluso ma qui ci sono professionisti d’esperienza»
Giovanni Meta ha 49 anni e si presenta al casting con un paio di occhiali bianchi, la tuta e le scarpe da ginnastica. Tenta di rendersi simpatico con la giuria. Ha lavorato fino a tre anni fa in una catena di negozi di prodotti per la pulizia, poi è stato licenziato e da allora – come dice durante il casting – si «occupa della famiglia». Vive ad Alatri. «Mio figlio ha visto su Facebook l’annuncio e mi ha detto: papà, perché non ci provi?». «Il fisico ce l’ho, la barba bianca pure, con le parole me la cavo abbastanza bene. Certo, qui ci sono dei professionisti ma io vorrei tentare di offrire una chiave originale», dice prima di essere chiamato sul palco: «Dicono che bisogna raccontare le favole; beh, io avrei anche una idea: farei un Babbo Natale vecchietto e smemorato, che chiede ai bambini di ricordargli le storie che loro conoscono benissimo: come si chiamava quel burattino di legno voleva diventare bambino?. Che dici?».
L’esperto (1): «Lo stipendio sembra alto, ma il lavoro è durissimo»
Liborio Di Martino è nato a Ragusa 64 anni fa. Vive a Roma ed è un professionista del mestiere, con tanto di pagina Facebook con i suoi appuntamenti da Babbo Natale. È stato Ha lavorato anche comparsa al cinema e in tv («ho lavorato con Terence Hill», dice) e precisa subito che non sa se potrà accettare il lavoro, dovesse passare il casting: «Ho già un contratto a Porte di Roma (un altro Centro commerciale) dall’11 dicembre, ho firmato due giorni fa. Se mi vogliono posso rimanere solo fino a quella data», spiega.
Offre anche qualche perla di saggezza da esperto del ramo: «Bisogna vedere cosa chiedono. Duemila euro sono una bella cifra, ma cosa dovremo fare? Per esempio, se ti dicono di andare a consegnare i regali poi ci devi mettere la benzina e l’usura della macchina. Se ti chiedono di stare fuori tutto il giorno, con il freddo di dicembre? E poi sono duemila euro lordi o netti? Ricordati amico mio che nessuno ti regala niente».
L’esperto (2): «L’anno scorso una ragazzina mi voleva con le renne»
Non credere che sia facile fare Babbo Natale», dice Giuseppe Benavoli, 65 anni, che di solito nel periodo natalizio lavora in negozi di giocattoli o anche nelle piazze romane e che sa che i millenial sono sempre più difficili da intrattenere: «I ragazzini ormai sono smaliziati, ti cominciano a chiedere dove sono le renne, cosa gli dai da mangiare...». «L’anno scorso – racconta – in un negozio di giocattoli c’era una dodicenne particolarmente insistente che ha aspettato l’orario di chiusura per vedere dove andavo. Io mica potevo salire sulla mia automobile come se niente fosse, è una questione di credibilità: dopo che le avevo detto che sarebbero venute le renne che figura ci facevo? Così ho chiesto ai commessi del negozio di distrarla, mi sono intabarrato dentro al cappotto e sono sgusciato via verso l’angolo. Sono dovuto rimanere lì per un quarto d’ora buono, quella rompiscatole è rimasta un bel po’ a vedere se ricomparivo». Benavoli è arrivato in finale ma non ce l’ha fatta a vincere.