La Stampa, 24 novembre 2015
Cipro non è mai stata così vicina alla riunificazione
Una settimana fa, Alexis Tsipras e Ahmed Davutoglu si sono goduti l’amichevole Grecia-Turchia allo stadio dopo due giorni di colloqui sui profughi e il terrorismo, condotti anche con il presidente turco Erdogan. Gli eterni rivali, greci e turchi, fianco a fianco, sugli spalti dello stadio di Ankara: non è solo un’immagine simbolica. Dietro le quinte è in corso una forte accelerazione dei colloqui su Cipro. «Mai, in quarant’anni – sostiene una fonte diplomatica – siamo stati così vicini a una riunificazione». Ieri Tsipras ha confermato gli sforzi per abbattere l’ultimo muro che spezza in due una nazione europea, dichiarando il supporto di Atene «a una soluzione che porti a una Cipro unita e libera».
Accordo in primavera
I più ottimisti intravedono una soluzione già in primavera, ma è più probabile che la questione si risolva più in là, anche se entro il 2016. Fosse per le due parti coinvolte, il presidente di Cipro Nicos Anastasiades e il presidente della parte turco-cipriota (non riconosciuta), Mustafa Akinci, «l’accordo si farebbe domani» racconta una fonte diplomatica. Intanto, perché il turco-cipriota è un leader moderato: l’accelerazione su una possibile soluzione al dilemma – scoppiato nel 1974, quando i turchi invasero un terzo del Paese dopo un colpo di Stato greco – c’è stata da quando è diventato presidente, a maggio di quest’anno.
I dialoghi si inseriscono in un quadro estremamente favorevole per un avvicinamento. È chiaro se Erdogan vuole accelerare su un ingresso della Turchia nell’Unione Europea, non può prescindere da una soluzione positiva del problema Cipro. Ieri Tsipras, non a caso, ha sottolineato che l’accelerazione può solo avvenire se Ankara si muove «in direzione di un riconoscimento della Repubblica di Cipro».
I nodi da sciogliere
Al di là della volontà politica di tutte le parti coinvolte, i nodi da sciogliere non sono facili. Forse si prospetta una struttura federale, con un presidente a rotazione, ma occorre risolvere il nodo delle proprietà dei ciprioti trasferiti dopo i fatti del ’74. O quanta autonomia andrà concessa alle due aree: «É probabile che la parte turca dovrà cedere ancora una fetta di territorio: il 37% è troppo grande rispetto alla rappresentanza della popolazione turca» ragiona una fonte diplomatica. Una delle ipotesi che circolano riguardano la cessione di Famagosta alla parte greca. Il punto politico, infatti, è scongiurare l’errore del Piano Annan dell’Onu del 2004, quando la maggior parte di greci ciprioti respinse un accordo ritenuto troppo vantaggioso per la parte turca. Anche stavolta l’eventuale intesa dovrà passare attraverso due referendum, a nord e a sud del Paese. E Anastasiades deve essere sicuro di vincere il suo.