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 2015  novembre 24 Martedì calendario

Un kalashnikov s’inceppa e Barbara oggi può raccontare la strage di Parigi

Una serata come le altre, due amiche che si ritrovano a bere qualcosa. Ma quella non era come le altre: era la sera del terribile 13 novembre, per le strade di Parigi, accanto al canale Saint-Martin. Le due amiche si chiamano Sophia Bejali, quarant’anni, e Barbara Serpentini, una giovane italiana, di appena diciotto, studentessa di Scienze Politiche. Che si sono salvate per un soffio: anzi, per un kalashnikov inceppato.
Le due donne, che si erano conosciute solo da un mese, volontarie in un’associazione di assistenza per i senzatetto, si erano date appuntamento in rue de la Fontaine de Roi. Avevano deciso di fermarsi alla pizzeria Casa nostra, facendosi servire nei tavolini subito fuori. Alle 22,34, una Seat nera è passata lì davanti. Hanno sparato uccidendo cinque persone. Il circuito di videosorveglianza ha filmato tutto. E si vedono due donne all’esterno, che si nascondono sotto il tavolino: sono Sophia e Barbara. E si vede pure che uno dei terroristi va lì, punta l’arma contro di loro e preme il grilletto. Invano.
Sotto un tavolino
Il colpo non è partito. Probabilmente perché il kalashnikov si è inceppato. O forse non c’erano più munizioni. Il commando è risalito in macchina, verso altri eccidi.
I giornalisti del «Daily Mail» hanno ritrovato le due amiche. «Ho visto l’auto nera accostare – ha raccontato Sophia – e abbiamo sentito subito gli spari. Allora ho spinto d’istinto Barbara sotto il tavolino e mi sono stretta a lei. Intorno i colpi continuavano, assordanti».
Si sono coperte gli occhi con le mani. «A un certo punto li ho riaperti, perché uno dei killer ha smesso di sparare – ha aggiunto Barbara -. Davanti a me c’erano i suoi piedi, delle scarpe da tennis nere. Mi è rimasto davanti per tanto tempo. Forse sono stati pochi secondi ma a me è sembrata un’eternità. Mi sono rimessa le mani sugli occhi. E ho aspettato». Poi il terrorista è andato via. E né Barbara, né Sophia si sono rese conto che il giovane aveva cercato comunque di ucciderle.
Davanti alle porte chiuse
Subito dopo sono scappate. «Abbiamo bussato a una porta ma non volevano aprirci, perché avevano paura – ha raccontato Barbara –. Abbiamo bussato ad altre porte, urlando: “Qui la gente muore, vi prego, fateci entrare!”».
Alla fine ne hanno trovato una aperta e sono entrate. Oggi, guardando il video e scoprendo la verità, Barbara dice: «Mi sento fortunata per la donna che vedo nel video ma non posso ancora credere che quella donna sia proprio io».