Corriere della Sera, 24 novembre 2015
Con il lancio della Nave di Teseo, Elisabetta Sgarbi lascia la direzione della Bompiani e porta con sé Umberto Eco
Elisabetta Sgarbi se ne va su La nave di Teseo. Si chiama così il nuovo marchio di cui ieri ha annunciato la nascita, contestualmente alle dimissioni da Bompiani, dove ha lavorato per 25 anni e dove era direttore editoriale. Un divorzio atteso, che non mette in alcun modo a rischio la cessione di Rcs Libri a Mondadori. «Lascio la direzione della Bompiani in un momento di particolare ricchezza di voci, nella stagione del Premio Nobel a Svetlana Alexievich», spiega Sgarbi al «Corriere». «Ma non sarei onesta se dicessi che questa mia uscita non dipende dalla cessione dei marchi Rcs alla Mondadori. Non ho nulla contro la Mondadori. Non serbo motivi di attrito con la proprietà e men che memo con il management. Credo però che questa acquisizione non sia un’iniziativa solo commerciale, ma qualcosa di molto più importante. Alcuni editori non hanno una posizione precisa sul fatto di entrare in un grande gruppo. Io sì e sarebbe lo stesso se, come dice Umberto Eco, al posto di Berlusconi ci fosse Nichi Vendola».
Sgarbi sottolinea che la sua «non è una battaglia ideologica e neppure politica» contro il gruppo ribattezzato «Mondazzoli» ma la concentrazione di una fetta di mercato, su cui l’Antitrust si dovrà esprimere, secondo Sgarbi non è sana. «Il mondo dei libri è sacro, in esso deve regnare la pluralità, cioè non si devono creare le condizioni per una concentrazione. Non penso che la Mondadori limiti le libertà professionali o autoriali, ma ritengo che una proprietà che concentri il 35 o il 38% del mercato, in un Paese come l’Italia, crei le condizioni perché la pluralità sia a rischio». Sgarbi cita ad esempio il romanzo di uno degli autori Bompiani più prestigiosi, Michel Houellebecq. «Chiunque abbia letto Sottomissione sa quanto passaggi che al momento non sembrano decisivi, possano, in futuro, rivelarsi tali. In sostanza, non mi preoccupa affatto la famiglia Berlusconi ma chi verrà, se verrà, dopo di essa».
Sulla Nave di Teseo ci saranno anche Umberto Eco, Mario Andreose, Eugenio Lio, Anna Maria Lorusso, Edoardo Nesi, Sandro Veronesi, Furio Colombo, Sergio Claudio Perroni. Tra gli autori hanno aderito Tahar Ben Jelloun, Pietrangelo Buttafuoco, Mauro Covacich, Michael Cunningham, Viola di Grado, Hanif Kureishi, Nuccio Ordine, Carmen Pellegrino, Lidia Ravera, Vittorio Sgarbi, Susanna Tamaro. «Pensiamo di iniziare a lavorare da gennaio in modo da proporre i primi titoli a fine aprile ed essere presenti al Salone di Torino. L’obiettivo è di proporre una cinquantina di volumi nel 2016: 25 novità e 25 di catalogo perché alcuni autori, come Eco, hanno contratti che sono scaduti e non sono stati rinnovati. Tra gli investitori ci sono imprenditori e rappresentanti della società civile», come Guido Maria Brera, autore anche del romanzo I diavoli (Rizzoli).
Il nuovo marchio dunque non sarà un’emanazione di Grasset&Fasquelle (che pubblica in Francia i romanzi di Eco), come si vociferava: «Tra gli investitori ci sono Jean Claude e Nicky Fasquelle – spiega Sgarbi – ma a titolo personale. La nave di Teseo sarà un marchio italiano, completamente indipendente, che pubblicherà narrativa, saggistica e poesia, italiane e straniere. La sede sarà in via Jacini a Milano, nei locali messi a disposizione per tre anni dal finanziere Francesco Micheli». Il nome della casa editrice lo si deve a Umberto Eco. «È ispirato a un passo delle Vite parallele di Plutarco. Parlando del vascello di Teseo, dice che gli ateniesi asportavano i vecchi pezzi via via che si deterioravano, sostituendoli con quelli nuovi finché non rimase niente della nave originaria e non si poteva capire se si trattasse sempre dello stesso vascello o fosse un vascello differente. Insomma, la volontà è creare una realtà che possa assomigliare alla Bompiani, con lo stesso spirito, ma che sia anche un’altra cosa». Lasciare Bompiani è stato difficile: «Sono fedele per natura. Se guardo a Bompiani vedo una storia, un catalogo, persone a cui sono molto legata, professionisti, autori, libri che non avrei voluto lasciare». Il catalogo rimane naturalmente a Bompiani mentre il ruolo di direttore editoriale verrà assunto ad interim da Massimo Turchetta, per gestire in continuità la transizione.
Sandro Veronesi dice che non aveva altra scelta: «Ero in una condizione in cui avrei dovuto muovermi, anche da solo. D’altronde 21 anni fa me ne andai da Mondadori per il conflitto di interessi e non potevo rientrare dalla finestra. Quando ho visto che c’erano Elisabetta Sgarbi e un gruppo di autori che la pensavano come me ho capito che c’era una soluzione. E contribuire, anche finanziariamente, a fondare una casa editrice, cosa che ho già fatto con Fandango, è una sfida bellissima, anche considerando l’energia e l’ottimismo di grandi vecchi come Umberto Eco o Furio Colombo». Per Veronesi è anche una questione di identità della casa editrice: «Credo che sia impossibile mantenerla in un gruppo così grosso dove, tra l’altro, c’è già Einaudi con un profilo simile».
Da Segrate nessun commento ufficiale ma si prende atto con dispiacere della decisione di non cogliere la sfida proposta dal gruppo, in un settore dove la frammentazione degli operatori accentua la fragilità del mercato. Sarebbe invece auspicabile, secondo i vertici, un’operazione che consenta di reagire alla crisi tenendo conto di uno scenario competitivo nel quale si sono affacciati player internazionali molto forti. Per quanto riguarda l’identità dei marchi, la posizione è quella più volte ribadita: il gruppo ha tutto l’interesse a tutelarla e a svilupparla.