Corriere della Sera, 24 novembre 2015
L’Isis non sta tentando di rovesciare Assad. Gli intrecci che complicano la situazione in Siria
Premesso che da almeno 1.200 anni cristiani e musulmani se le danno di santa ragione senza che nessuna delle due parti sortisca vantaggi duraturi, e detto anche che al momento per ottenere qualche risultato concreto, occorre sporcare gli scarponi – cosa che nessuno vuol fare – le faccio una domanda: non sarebbe più efficace «sgonfiare» l’Isis intercettando i finanziamenti che l’alimentano?
Luigi Bacchiani Gaudia
guadiapo@gmail.com
Caro Bacchiani Gaudia,
Il Financial Times del 16 novembre ha pubblicato un articolo sulla possibilità che anche la Gran Bretagna e la Germania, dopo gli attentati di Parigi, finiscano nel mirino dell’Isis. Queste riflessioni sullo Stato Islamico e sulle sue potenzialità sarebbero meno importanti se l’autore non fosse John Sawers, un diplomatico britannico che è stato sino all’anno scorso capo di MI6, il servizio segreto esterno del Regno Unito. Dobbiamo credergli, quindi, quando scrive che Isis «non sta tentando di rovesciare il presidente Bashar Al Assad». Il regime siriano e la maggiore organizzazione jihadista sarebbero legati da inconfessabili rapporti di reciproca convenienza. Commerciano in petrolio sul mercato nero e sono entrambi nemici delle milizie sunnite più moderate.
Questa sorprendente collaborazione fra due presunti nemici è soltanto uno dei numerosi intrecci che caratterizzano la situazione siriana e la rendono terribilmente imbrogliata. In un altro articolo, pubblicato il 17 novembre dalla edizione internazionale del New York Times, Olivier Roy, uno dei maggiori arabisti francesi, elenca le ragioni per cui non è stato ancora possibile costruire solide coalizioni contro l’Isis e contro il regime siriano. La Turchia teme il separatismo curdo molto più di quanto tema l’organizzazione islamista; e ne ha dato la dimostrazione quando ha esitato prima di aiutare i curdi assediati dagli islamisti nella città di Kobane. L’Iran vuole impedire la crescita della potenza dell’Isis, ma non sino i favorire indirettamente la coalizione dei Pasi sunniti. L’Arabia Saudita non può dimenticare che la matrice ideologica e religiosa dello Stato Islamico è molto vicina a quella su cui è fondato il Regno dei Saud.
Sono queste, caro Bacchiani Gaudia, le ragioni per cui l’Isis può contare su aiuti finanziari provenienti da donatori che sperano di usare lo Stato Islamico per servirsene per i propri fini. Resta la speranza che gli attentati contro la Russia a Sharm el Shaikh e soprattutto contro la Francia a Parigi diano un contributo determinante alla creazione di un fronte deciso a privare l’Isis della sua base territoriale fra Siria e Iraq. Non basterà a evitare altri attentati, ma dimostrerà che il Califfato è soltanto un progetto fallito.