Corriere della Sera, 24 novembre 2015
Il volto nuovo dell’Argentina è Mauricio Macri. Il neo presidente fa sapere che i rapporti speciali con il Venezuela sono finiti, il concetto di democrazia non si declinerà più a piacere
Mauricio Macri l’aveva promesso in campagna elettorale e lo ha ribadito ieri, nella prima conferenza stampa da vincitore (51,4 a 48,6% sul peronista Daniel Scioli): i rapporti speciali tra Argentina e Venezuela sono finiti. D’ora in poi alla Casa Rosada il concetto di democrazia non si declinerà più a piacere. Dalla Patagonia a Miami, gli analisti di cose latinoamericane oggi concordano: il voto argentino potrebbe segnalare la fine di un’era, durata un quindicennio, nel quale la solidarietà continentale, più o meno dipinta di ideologia, ha avuto la meglio su molti princìpi. Con alcune imbarazzanti omissioni, come quella cui Macri vuole ora porre rimedio. «Se le elezioni legislative del 6 dicembre non saranno pulite, e se il governo di Caracas non libererà gli oppositori in galera, primo tra tutti Leopoldo López, l’Argentina chiederà la sospensione del Venezuela dal Mercosur», ha promesso Macri. Tra le prime persone ad abbracciarlo dopo la vittoria, domenica sera a Buenos Aires, c’era proprio Lilian Tintori, la moglie di López che gira il mondo per denunciare il caso dell’oppositore recluso. Negli anni delle vacche grasse del petrolio, il Venezuela chavista è venuto in soccorso all’Argentina dei Kirchner: dagli acquisti di bonds che nessuno voleva sui mercati, fino alla spedizione di valigie di dollari per le campagne elettorali. Poi, quando l’economia venezuelana è finita al tappeto, Buenos Aires ha ricambiato con spedizioni di grano e carne.
«Il cambio di stagione in Argentina è una crepa vistosa nella costruzione latinoamericana negli ultimi anni – ragiona dal Brasile Fernando Gabeira, scrittore, politico, ex guerrigliero – Nulla sarà più come prima». Qui, nel Paese che occupa metà del continente, si prevedono tempi di forte imbarazzo in politica estera. I governi di Lula e Dilma sono stati alleati fedeli del Venezuela, e anche a Brasilia occhi chiusi e orecchie tappate sull’autoritarismo di Chávez e Maduro sono stati la regola diplomatica.
Un secondo fronte dove tutto potrebbe cambiare è quello dell’economia e dei commerci. Con il recente annuncio dell’Alleanza del Pacifico, l’America Latina si è spaccata. Cile, Perù, Colombia e Messico si sono definitivamente staccati dalla incerta suggestione bolivariana per abbracciare il libero scambio con Stati Uniti e Asia. Sono i Paesi con le economie più floride della regione. Il fronte dei Paesi atlantici è invece ancora fermo a quel deciso «no» a George W. Bush che nel 2005 aveva proposto l’Alca, alleanza delle Americhe. E così Brasile, Argentina e Venezuela sono rimasti isolati nel Mercosur, e ora tutti e tre annaspano nella recessione. E se è vero che Macri ha promesso che il suo primo viaggio internazionale sarà in Brasile per incontrare Dilma e rilanciare il morente Mercosur, non è escluso che la svolta liberista in Argentina potrebbe traghettare il Paese verso l’altro campo. Macri avrà però bisogno dell’appoggio del Congresso, dove non ha maggioranza, e quindi di molta abilità politica.