la Repubblica, 23 novembre 2015
Johnny Hallyday è pronto ad arruolarsi e ad andare in guerra
L’ultimo album della più famosa rockstar francese s’intitola “Rester vivant”, restare vivi. Johnny Hallyday, 72 anni, ha continuato i suoi concerti dopo gli attentati del 13 novembre, applaudito da migliaia di fan, perché è convinto che non bisogna cedere alla paura, la vita deve essere più forte. «Se non fossi cantante, andrei a combattere» ha confessato Hallyday. Una dichiarazione che riprende un sentimento comune. Dall’inizio dell’anno, con gli attentati di Charlie Hebdo e ora del venerdì 13, le domande di arruolamento nell’esercito sono aumentate: già 150mila domande in dieci mesi contro 120mila per l’intero 2014. Il governo ha messo a punto in primavera un nuovo servizio militare volontario a cui si sono iscritti già 1000 giovani, mentre alcuni parlamentari, a destra come a sinistra, rilanciano l’ipotesi della leva obbligatoria, abolita nel 1996.
Lo choc degli attentati ha provocato una nuova ondata di patriottismo, a cominciare dall’uso della bandiera in molti raduni. I colori nazionali – blu, bianco, rosso – non hanno coperto solo la Tour Eiffel o altri simboli del mondo. Sono tornati fuori dalle case, nelle piazze. Una piccola fabbrica del nord è stata costretta a organizzare turni straordinari. L’azienda Doublet è infatti specializzata da decenni nella produzione di bandiere francesi e negli ultimi giorni gli ordini sono esplosi. «Ci era successo solo per la morte del generale De Gaulle, nel 1970, o durante la vittoria ai Mondiali di calcio del 1998» racconta il responsabile, Luc Doublet. Poche ore dopo gli attentati, sono arrivate le telefonate, le email, prima da istituzioni poi anche da semplici cittadini.
Dal “Je suis Charlie” di dieci mesi fa, si è arrivati così a un simbolo antico e mai del tutto consensuale. A differenza dell’America, in Francia il tricolore non si vede abitualmente nelle strade e ha attraversato una storia controversa: creato durante la Rivoluzione, nel periodo del Terrore, è diventato vessillo della Francia solo un secolo dopo, ma guardato con diffidenza da alcuni per via della strumentalizzazione dei partiti ultranazionalisti, come il Front National, che ha il tricolore nel suo stemma. «I simboli repubblicani, non appartengono a nessuno, sono di tutti» ha detto il premier Manuel Valls, lanciando un messaggio a sinistra. La stessa riscoperta patriottica è in corso per la Marsigliese intonata in molti paesi stranieri in segno di solidarietà, anche negli stadi italiani o inglesi. Le note sono tornate ad essere la colonna sonora di questi giorni. Alla fine anche i tifosi del Bastia, in Corsica, si sono piegati: hanno cantato l’inno nazionale prima della partita di ieri.