CorrierEconomia, 23 novembre 2015
Arpe lancia un’app che permette di versare la paghetta ai propri figli
Anche Matteo Arpe si lancia nel mondo dei pagamenti via smartphone. Ma a differenza degli altri sistemi già presenti sul mercato come 2Pay, Satispay, Jiffy, Zac, Chat&Cash, o i colossi Paypal o ApplePay, la sua Tinaba – acronimo di «This is not a bank» – appena lanciata dal fondo Sator fondato dal 51enne banchiere come start up innovativa, ha un orizzonte più ampio: si rivolge, almeno nella fase iniziale di costituzione del network, a chi non è ancora cliente di una banca, cioè ai giovani, agli adolescenti, agli studenti, ovvero a persone e consumatori che hanno esigenze economiche e abitudini di acquisto ma dipendono per esse dai genitori, e tra i quali il denaro sarà scambiato su una piattaforma social, appunto Tinaba, che funzionerà come una specie di Whatsapp. Solo che anziché scambiarsi semplicemente messaggi, qui si possono anche scambiare denaro e effettuare transazioni.
Tinaba potrà essere usato per le piccole spese come il pranzo – con pagamenti abilitati dai genitori in una determinata fascia oraria – o per raccogliere soldi per un regalo comune o una festa (tecnicamente, un crowdfunding). E il denaro eventualmente non speso viene poi ripartito nuovamente e riaccreditato sui conti dei partecipanti. Ma secondo Arpe, queste sono solo alcune delle potenzialità dello strumento. Con lo stesso criterio si potranno per esempio accreditare denaro alla persona di servizio o alla badante, e tutto sarà tracciato e registrato. Oppure per realizzare una colletta di beneficenza, per esempio tra i fedeli di una parrocchia.
Della sua invenzione, alla cui ideazione e progettazione ha dedicato due anni, Arpe è entusiasta, perché pensa che potrà essere una svolta nel modo in cui i ragazzi – e di conseguenza i genitori, che della loro rete sociale sono il primo anello – si approcceranno al denaro, al consumo e di conseguenza al risparmio.
Non è dunque un caso che promozione e fase di test di Tinaba – che dentro Sator non considerano appunto «solo» un sistema di pagamenti ma un vero e proprio «ecosistema digitale» – avverrà in tre licei milanesi, da qui a febbraio, e con il coinvolgimento di un portale di studenti come Scuolazoo. Anche perché come tutti gli strumenti social, vale solo se viene usato da molte persone e se si diffonde sia presso i clienti finali sia presso gli esercenti.
L’altro ramo da cui potrà diffondersi Tinaba sono proprio i commercianti, in particolare i piccoli negozi, i bar, i cinema, le pizzerie. Tinaba consentirà i micropagamenti via smartphone come fosse una carta di credito ma gratuitamente, senza pagare quelle commissioni che sono l’ostacolo principale all’uso delle carte di credito per importi limitati. Ma soprattutto potrà consentire all’esercente di conoscere la propria clientela – essendo parte del social network del negozio o del ristorante – e di interagire con essa per promuovere l’attività, per esempio con sconti comunicati via messaggio, così replicando le possibilità finora proprie delle grandi catene.
Il capitale sarà fisicamente nelle banche partner di Tinaba, una per Paese, che faranno da collettore. In Italia sarà Banca Profilo, l’istituto quotato controllato da Sator, che ha già un’opzione per rilevare il 5% di Tinaba srl. Finora l’investimento previsto da Sator in Tinaba è di 30 milioni, metà dei quali già versati. Se entrerà, Profilo investirà circa 2 milioni.