La Gazzetta dello Sport, 23 novembre 2015
Il ritorno al gol di Biabiany, fermato per un anno per un problema al cuore
Dal Mazembe al Frosinone. Gli avversari non saranno di grido, ma Jonathan Ludovic Biabiany centellina gol pesantissimi. Il 18 dicembre 2010 – ultimo acuto in nerazzurro – mette la firma sul 3-0 agli africani che vale il Mondiale per Club. Ieri la rasoiata sulla risposta di Leali a Ljajic è valsa la rinascita personale e soprattutto il primato in solitario dell’Inter.
Parigino delle banlieue, il 27enne con la cresta è l’immancabile sorpresa che esce dall’ovetto Kinder di Mancini. «Lo aspettavamo pronto per dicembre – aveva spiegato sabato il tecnico, in riferimento al noto problema al cuore che fermò il ragazzo nel settembre 2014, rischiando di chiuderne la carriera –, invece ha anticipato i tempi». Biabia aveva già cambiato alcune gare in corsa. Quella di Palermo su tutte, quando dopo l’assist a Perisic soltanto un miracolo di Sorrentino gli aveva negato il 2-1 nell’ultima gara non vinta dai nerazzurri. Ma la notte giusta per esordire da titolare era evidentemente questa. La marsigliese prima del match, recitata in silenzio mentre canta il connazionale Kondogbia, gli ricorda lo sfregio alla sua città di nove giorni prima. Una carica ulteriore, che lo porta ad attaccare Crivello appena possibile, a sfiancarsi in copertura e a segnare il primo gol in campionato – 20 le presenze tra questa stagione e il 2010 – con la maglia dell’Inter. L’ultimo centro in A risale invece a un Torino-Parma dell’11 maggio 2014.
L’ex Samp, che Mancini aspettava con ansia per sdoganare il 4-2-3-1, è anche andato vicinissimo alla doppietta sia dopo una sgroppata di 70 metri sia su tacco di Icardi, con Blanchard a salvare a porta vuota. Bravo Mancio che gli concede la meritatissima passerella sostituendolo nel finale con Perisic. Nella notte in cui la «stitica» Inter cala addirittura il poker e la strana coppia Icardi-Jovetic si parla, cerca e applaude più che in tutte le altre gare, brilla la stella di un ragazzo speciale. «La marsigliese? Per me è stato emozionante, è la prima volta che la sento dai tempi dell’Under 21 – racconta Jonathan –. Penso alle famiglie che hanno perso i loro cari e prego perché tengano duro e questo momento passi. Io ora sto bene, ho lavorato duro in questi mesi e volevo ripagare la fiducia di Mancini. Scudetto? È dura, ma ora lo è anche per le altre... Dedica? Per la mia famiglia e per mia moglie». Troppo un bravo ragazzo per dedicare a se stesso una notte che lo ripaga di tantissimi sacrifici e dei chilometri macinati da solo sui campi di Interello, dove si allenano le giovanili nerazzurre. Ieri Jonathan è tornato a vedere la luce. Perché l’unico terrore che conosce è quello che semina tra gli avversari, correndo leggero sulla fascia.