Libero, 23 novembre 2015
Federica Trivelli, la donna che vive con i maiali
Quando il suo fidanzato le ha detto «scegli Fedy, o me o i maiali», lei ha risposto «i maiali!!!» e si è volatilizzata nei campi. E anche adesso che i maiali si rilassano nella sua piccola fattoria del Torinese, e le stanno appiccicati addosso come il fango sui maglioni che indossa quando torna alla vita normale, Fedy ripete come un mantra: «I maiali!».
Ed eccola, Federica Trivelli: occhi limpidi, braccia forti, le gambe affondate negli stivali di gomma e il sorriso generoso di chi ha trovato il suo posto nel mondo. Ha 42 anni all’anagrafe: venti li liquida in una battuta annoiata – «ero una ragazza selvatica» – gli altri li snocciola in un’appassionante storia d’amore con i maiali. Ti hanno mai detto che stoni un po’ in un porcile?
«Ma ti pare?».
Perché i maiali, Fedy?
«Per uno sguardo».
Un colpo di fulmine?
«Erano gli anni ’90, ero un cane sciolto. Con alcuni attivisti andavo nei macelli a vedere che razza di torture facevano agli animali, fotografavo quello che succedeva là dentro perché il mondo sapesse. Un giorno finiamo in un allevamento della California, c’era una batteria di scrofe che stavano per partorire. Le avrebbero macellate di lì a poco. Era terribile vederle appiccicate l’una all’altra, l’aria che mancava, i versi strazianti. Ho appoggiato la mano sulla schiena di una di loro e lei si è girata a guardarmi, penso che nessuno l’avesse mai carezzata. Il suo sguardo mi è penetrato nell’anima. Allora ho capito».
Che dovevi aiutarli?
«Che sarebbero diventati la mia missione. E che avevo trovato il mio scopo nella vita».
Perché non semplici cani o gatti?
«I cani e i gatti li amo. Ma i maiali mi hanno preso il cuore. C’è un rapporto viscerale tra noi. Mi sono incrociata col loro sguardo e ho deciso di rendergli dignità e rispetto».
E cosa hai fatto?
«Ho aperto una fattoria dedicata a loro, un progetto di volontariato principalmente auto-finanziato, che vive anche di donazioni, e presto diventerà una onlus».
Cosa vorresti?
«Far capire al mondo che anche i maiali vanno rispettati e possono essere animali da compagnia».
Fedy, un maiale è un maiale...
«Allora ascoltami. I maiali sono recettivi, intelligenti, protettivi. Possono persino essere permalosi se li sgridi, e sono molto puliti».
Ma se pure Peppa Pig gioca nel fango.
«I maiali si rotolano nel fango per ripararsi dal sole e dalle punture di insetti. Ma sono attentissimi all’igiene. Fanno i bisogni sempre nello stesso posto, e ci tengono a dormire in giacigli di paglia puliti e asciutti, se li vedi sporchi è perché chi li accudisce non lo fa a dovere».
Quanti maiali hai alla fattoria?
«Venti, il più piccolo pesa 70 chili, il più grande 400».
Da dove arrivano?
«Molti dai sequestri, altri dai macelli. Lavoro tanto con la polizia giudiziaria, l’altro giorno mi ha contattato il ministero della Salute per chiedermi se ne potevo ospitare una ventina».
Qui si sta bene, c’è la terra, la campagna, il silenzio…
«È una vecchia borgata, sai. Purtroppo l’isolamento è un lusso che non mi posso permettere».
Di cosa hai paura?
«Della gente che ruba animali d’allevamento per far soldi».
Dimmi dei maiali.
«Vivono in branco, ogni branco ha un capo, che può essere femmina o maschio a seconda dei casi».
Li facevo misogini…
«No guarda, ha la meglio chi dimostra forza e leadership, il sesso non conta. Beba per esempio era una leader. Quando è arrivata, era molto fragile, perché proveniva da un macello. Ma è riuscita subito a imporsi. Anche Billo è un boss, con lo sguardo zittisce tutti. Ha un incedere pazzesco, lo chiamiamo “il presidente”».
Ma tu ci parli coi maiali?
«Certo che ci parlo. Ogni grugnito ha un senso. C’è un grugnito per l’allerta, uno per il cibo, uno per il saluto e pure per il rammarico».
Fammi sentire dai.
«È difficile su due piedi ma ci provo. Se si contendono un posto nel recinto, fanno ggrrrrr ggrrrr, senti? È un fischio di fastidio, un suono profondo. Se li sgridi invece emettono un verso più forte, grufh grufh, quasi uno sbuffo e si girano dall’altra parte».
E come ti riconoscono?
«Dal tono di voce, da come mi pongo. Anche l’odore è importante. Non hanno una vista molto sviluppata».
Urli mai con loro?
«Non si urla con gli animali, bastano il rispetto e la calma. E poi i maiali sono animali molto delicati, non amano la caciara».
Com’è che ti amano tanto?
«Non sono mai invadente. Semplicemente mi considero parte di un branco in cui sono stata accettata, loro per me sono i miei figli».
Qualche mamma non capirà.
«Non mi sono posta la domanda, e non mi interessa la risposta. Faccio quello in cui credo e ci credo molto. I maiali sono la mia forza, se uno di loro non sta bene la mia forza diminuisce. La loro felicità è la mia felicità, la loro vittoria è la mia vittoria. Come lo chiami questo?».
Ma come si fa a stare sereni in un recinto di maiali?
«Entro con umiltà, non mi impongo mai».
Mi ricordi “Gorilla nella nebbia”, la biologa che imitava i gorilla.
«Io non li imito, cammino e mi muovo normalmente. I maiali ti studiano poi imparano a conoscerti. I primi tempi volevano strapparmi i vestiti di dosso, poi hanno capito che gli abiti facevano parte di me».
Li chiami per nome?
«Ovviamente. Imparano in fretta e rispondono al richiamo. Ginger per esempio è la ballerina del branco, leggera e sinuosa nonostante i suoi 400 chili di dolcezza. Poi c’è Spartacus, una storia pazzesca, viene da Palermo. È scampato a un pazzo che gli ha fracassato la zampa a bastonate per il gusto di farlo. Sarà presto un leader».
Spartacus, Ginger, e poi?
«Poi Yoda, come il protagonista di Guerre Stellari. L’hanno trovato su un camion in autogrill. Pesava 12 chili ma aveva una forza pazzesca, l’abbiamo fatto operare, lui sotto i ferri, io in un centro commerciale a morire nell’attesa. Credo di aver imparato tutti i nomi dei cessi in vendita quel giorno. Ma Yoda ce l’ha fatta, non ho mai visto tanta voglia di vivere».
Vivono in casa con te?
«Assolutamente no. Ho tenuto Bombi con me perché aveva problemi di fegato, gli piaceva stare in casa di giorno poi la sera tornava nel recinto coi suoi fratelli. Magari veniva solo per guardare la tivù. Yoda invece quando è stato male ha dormito per un po’ di tempo nel mio letto. Se doveva uscire a fare pipì mi toccava con la zampa per avvisarmi. Questo è bellissimo ma ci deve essere un limite. A un certo punto della giornata un maiale deve poter ficcare le zampe e il grugno nella terra. Altrimenti può diventare infelice e stressato. E poi sai, nella storia del mondo il rapporto uomo-maiale è un rapporto di coltello. Mica facile, l’animale ha una vita naturale che va rispettata».
Tu li abbracci però.
«A loro piace ma si devono fidare. Se uno pensa di entrare in un recinto di maiali e coccolarli, il minimo che può aspettarsi è una testata».
Quanto costa mantenerli.
«Dai 50 euro in su al mese. Dipende dalla dieta. Io gli do fioccato, frutta, verdura. E poi sono delicati. Prendono facilmente la polmonite, sono soggetti ai colpi d’aria».
I tuoi maiali sono felici?
«I miei maiali ridono».
Adesso esageri.
«Guarda sulla pagina Fb la foto di Barney e dimmi se non ride».
Ok la vedo, ride di gusto.
«Ridono perché sono rilassati e in pace col mondo. Certo se mi metto il cappellino in testa e faccio un’espressione buffa, si divertono. Anche ai compleanni, quando entriamo nel recinto con la torta di frutta per il festeggiato, loro impazziscono. È un uh uh scimmiesco la loro risata».
Li hai mai visti piangere?
«Il giorno in cui è morta Beba. Nel recinto con lei c’era il suo amico Billo. Io ho pianto tanto, un pianto così forte e straziante che mi hanno sentito tutti i contadini del vicinato. Billo si è avvicinato e ha lanciato un grugnito di dolore che ha lacerato l’aria. Dopo di che tutti i maiali si sono radunati attorno a noi e c’è stato un silenzio tombale e sacro. Capivano il momento e mi sono stati accanto».
Dimmi di te. So che lavori in uno studio di architettura per mantenere gli animali, ma la tua famiglia?
«Sono sempre stata una ribelle, mi davano della selvatica perché parlavo con gli animali. I miei non hanno mai capito ma non me ne frega niente perché ho trovato il mio posto nel mondo. Quanto al fidanzato, ci siamo amati tanto, pensa che era un carnivoro convinto e poi è diventato il mio braccio destro. È andato tutto benissimo finché non mi ha chiesto di scegliere».
Ce l’hai un sogno, Fedy?
«Ogni giorno i maiali vengono presi a calci, derisi e sgozzati. Vorrei che per una volta, una soltanto, fossero i protagonisti. Loro, i miei maiali, ciccioni felici con gli occhi da bambini».