la Repubblica, 22 novembre 2015
Parla Bassolino: «Saranno gli elettori a dire cosa è vecchio e cosa non lo è»
Due parole postate sui social. “Mi candido”. Antonio Bassolino, 68 anni, il ritorno. Un annuncio tanto scontato quanto dirompente. Seguito, poco dopo, da un altro messaggio: «Fare il sindaco è stato l’impegno più grande della mia vita e sento il dovere di mettermi di nuovo al servizio della città. Napoli prima di tutto». L’ex dirigente del Pci, l’ex sindaco di Napoli ed ex governatore campano, gioca ora a carte scoperte e punta a Palazzo San Giacomo, primo sfidante di Luigi de Magistris. Quando a tarda sera, filtra da Roma uno stop lapidario dalla segreteria di Renzi, Bassolino lo ignora. Non replica. Se non con gli amici. «Ognuno ha la sua etica, la sua scuola». Bassolino, non ha scritto Pd in questi suoi post. Perché? «Attenzione: il primo post era “mi candido”. Cioé: alle primarie di centrosinistra. E non come capo di una corrente o di un gruppo. Ma il secondo messaggio era: mi candido a sindaco per unire, sento il dovere di mettermi al servizio della città. Era per dire: Napoli viene prima di ogni interesse particolare. Perché la crisi di Napoli è molto grave. Ed è una crisi politica e civile, prima che economica e sociale». Lei vuole salvare Napoli dalla crisi in cui l’hanno cacciata, ma chi? Il sindaco o un Pd inadeguato? «Dobbiamo essere onesti. Sulla crisi economica e sociale, un Comune non può fare nulla. Ma sulla crisi politica, no: lì ci sono responsabilità. Napoli in questi anni si è auto-isolata. Non dialoga, è chiusa in se stesso. Mentre è interesse della città fare della costruzione di un rapporto con Roma, il vero punto di forza di una capitale del Mezzogiorno e mediterranea. Io da sindaco dialogavo con Berlusconi, perché de Magistris non ha voluto mai dialogare con Renzi? Oggi è fondamentale reinserire la città in un circuito politico- istituzionale». Il Pd campano è parte del problema, non ne ha quasi indovinata una negli ultimi anni. Non crede che sarà difficilissima la sfida per il Comune? «Eccome se lo è. Quanto volte ho scritto e detto che il Pd a Napoli non era né carne né pesce? Che non è stato né governo né opposizione? Ma per me sono proprio queste due condizioni – la crisi profonda che attraversa la città e la crisi che attraversa il partito da queste parti – che mi spingono a mettermi in gioco. Diciamocelo: se avessi visto che il Pd a Napoli aveva delle risorse forti su cui puntare, se avessi visto una coesione e un lavoro serrato, ne avrei fatto a meno. Sarei rimasto a fare il nonno felice. Invece, essendo una sfida impegnativa, torno a combattere, è il mio dna. La corsa al Comune, per il Pd e per tutta la coalizione, oggi è davvero un’ardua scalata». Si riferisce all’inchiesta e alle implicazioni politiche su De Luca, suo acerrimo avversario? «Mi riferisco a eventi e considerazioni che restano, però, squisitamente politiche. Il lavoro dei magistrati lasciamolo serenamente ai magistrati. Io, ripeto, guardo all’ultima meta della battaglia, al ruolo del sindaco perché l’ho fatto, so che cosa significa, perché io so che un attimo dopo la fine delle elezioni bisogna poi essere il sindaco di tutti i napoletani». Le agenzie danno come lapidarie le critiche del Nazareno: Bassolino non è il nostro nome. Cosa risponde? «Andiamo avanti, sono cose anonime». Ma si è posto il problema di come parlare e arrivare ai giovani? E di come rispondere a chi lo addita già da tempo come “vecchia guardia” ? «Saranno gli elettori, nelle primarie e alle elezioni, a decidere cosa è il nuovo e cosa è il vecchio. Il nuovo, intendo, come freschezza nell’intervento politico, come cifra culturale, come voglia di imparare e capire la società nelle sue trasformazioni. Sono loro, gli elettori, i sovrani giudici del vecchio e nuovo, ma politico e non anagrafico. E poi sui giovani bisogna davvero trovare il coraggio di ragionare: ci sono giovani del Pd, ma ci sono quelli che guardano ai grillini, quelli di de Magistris, poi ci sono giovani che non vanno a votare, che emigrano per studiare e lavorare. E sono giovanissimi anche quelli che scelgono la camorra, che diventano killer». Il fallimento dei rifiuti. Lei è uscito a testa alta da numerosi processi. Ma ha una condanna della Corte dei Conti di Roma per danno erariale. Secondo alcuni, ciò renderebbe illegittima la sua candidatura. Cosa risponde? «Ci sarà tempo. Abbiamo tanto tempo, sette mesi fino all’elezione per il sindaco. Parleremo di tutto, e con precisione. Anche dei rifiuti. Non mi sottraggo».