Corriere della Sera, 22 novembre 2015
Antonio Bassolino annuncia il ritorno, ma il Pd non lo vuole
Come da pronostici, Antonio Bassolino ci riprova. «Mi candido», annuncia il grande «rottamato» partenopeo dalla sua pagina Facebook. Un messaggio secco come un telegramma, che ai piani alti del Nazareno avrebbero preferito non ricevere. Tanto che a sera, dopo ore di imbarazzato silenzio, fonti confermano le voci: «Non è il nostro candidato».
Sui social l’euforia dei fan si mischia con il sarcasmo dei detrattori e con la delusione dei rottamatori. Chi augura «in bocca al lupo» al 68enne ex sindaco di Napoli per l’ennesima discesa in campo e chi si scaglia contro i «politicanti» di professione. Chi ironizza su Bassolino-Tutankamon e chi sbotta: «Che faccia tosta! Maro’ poveri noi!». Ma lui, in un post dal titolo «Battaglia per Napoli», la spiega come un gesto di altruismo: «Fare il sindaco è stato l’impegno più grande della mia vita e sento il dovere di mettermi al servizio della città. Napoli prima di tutto». E se la sua candidatura rischia di spaccare il Pd, Bassolino giura di volerlo ricompattare. La crisi della città è «molto grave», avverte lo sfidante di de Magistris. Una crisi «politica e civile, oltre che economica e sociale». Se vincerà le primarie – che potrebbero tenersi il 20 marzo in tutte le città al voto – chiamerà a raccolta «le forze migliori» e valorizzerà le «energie giovani». Perché «unire Napoli contro le troppe divisioni è la strada maestra per il futuro».
Il segretario non ha deciso la linea. Arrendersi a Bassolino e trasformarlo nel candidato di tutti? O cercare un competitor all’altezza, come vorrebbero i renziani della prima ora? Per Matteo Richetti, una delle poche voci che, dall’interno, hanno il coraggio di spronare il premier, «la parte più coraggiosa dovrebbe mettere in campo una propria proposta». Altrimenti, la rottamazione fallirà: «Il Pd sul territorio sta faticando a dar vita a una classe dirigente nuova», avverte Richetti. Pippo Civati, durante gli stati generali di Possibile a Napoli, sbeffeggia la «modernizzazione quasi impetuosa» del Pd e la polemica sulla rottamazione incompiuta deflagra. «La rottamazione è una rivolta effimera, poi torna la restaurazione» attacca il deputato lettiano Marco Meloni.
La minoranza prepara una «contro-Leopolda» per sabato 12 dicembre, in contemporanea con la kermesse di Renzi. Dall’11 al 13, a Firenze, ci sarà infatti il tradizionale appuntamento nell’antica stazione culla del renzismo e le tre anime dell’opposizione interna, che si sono ricompattate attorno a Speranza, Cuperlo e Lo Giudice, stanno organizzando una manifestazione per rilanciare i temi cari alla sinistra. «Nel partito ci sono due grandi punti di vista – rivendica Speranza —. Il bivio non può essere tra applaudire il premier, o uscire. Il Pd non è la Leopolda e la Leopolda non è il Pd».