La Gazzetta dello Sport, 21 novembre 2015
L’ippica e Josefa Idem, i due appestati dello sport italiano
Ci sono due appestati nello sport italiano. Uno è una persona fisica, l’altra è una disciplina, e sono entrambe declinate al femminile. La persona fisica si chiama Josefa Idem. La conoscete tutti, per le sue imprese in canoa. Sapete anche che è stata ministra dello Sport per un giorno o poco più, prima di scivolare sulla buccia di banana di una Ici non pagata e di qualche contributo da assessore incassato più o meno a sproposito, ferita quest’ultima ancora aperta sul fronte penale. Una storia che nel suo insieme fatica ad arrivare a diecimila euro. Risibile, alla luce di quanto accade nel Belpaese. Alla Idem sono arrivate strada facendo perfino le scuse di un fustigatore come Marco Travaglio. Ma questo non è bastato a toglierla dal limbo dei dimenticati. Senatrice assai attiva e non troppo amata dal collega senatore Franco Carraro per via dell’impegno sulla legge che limita i mandati nello sport, la Idem non trova posto (un equivoco, dice Malagò che giura di volerle bene) in convegni sulle donne e lo sport come quello della scorsa settimana al Coni, dove tra tante atlete di ieri e di oggi ce n’era forse una di troppo. Il paradosso è che non trova posto nemmeno all’interno del Pd e delle sue numerose anime, dove ancora non si è capito se a occuparsi di sport è l’onorevole Daniela Sbrollini, fin qui nota per avere presentato la proposta di una nuova legge quadro sullo sport che è un fritto misto senza domani, o piuttosto Luca Di Bartolomei, spesso ma non sempre puntuale commentatore delle problematiche del calcio. Il nome della Idem era riaffiorato l’estate scorsa, all’indomani del memorabile flop dei mondiali di canoa dove siamo riusciti a non qualificare un armo che sia uno per le Olimpiadi di Rio. Ma, dopo una lunga serie di appuntamenti non andati a buon fine, è bastato un incontro con il presidente della federazione Luciano Bonfiglio, e l’incauta idea di pronunciare il nome del proprio allenatore e marito Guglielmo Guerrini, uno che di medaglie se ne intende, per vedere, puff!, sparire nel nulla ogni interlocutore. Tesserata dell’Aniene, di cui il Coni è ormai pieno in ogni ordine di posti, la Idem aspetta che qualcuno si ricordi di lei. E chi scrive pure.
La disciplina appestata è l’ippica. Malato terminale già da tempo, falcidiato da un taglio delle risorse che sono passate dai 400 milioni di euro del 2011 ai circa 200 del 2015, il mondo dell’ippica scopre che nella nuova legge di stabilità sono previsti altri 20,7 milioni di taglio, così che lo stanziamento scende a 176,8 milioni di euro. Un meno 10,5%, che non sembra coincidere con una diminuzione delle risorse destinate all’erogante Mipas (ministero delle politiche agricole e forestali) e che sa tanto di colpo di grazia. Le categorie dell’ippica sono sul piede di guerra. Difficile dar loro torto.