il Giornale, 23 novembre 2015
Bulgaria, Kenya, Nuova Zelanda, ecco gli eldorado dei pensionati. Lì dove con mille euro non fai una vita da poveraccio
Finché non ne ha parlato Tito Boeri minacciando sfracelli, era un fenomeno sommerso. Silenziosamente un numero crescente di pensionati sta abbandonando l’Italia per trasferirsi in Paesi low cost, dove la vita costa meno e con il vitalizio si può campare senza fare la fame. L’Inps, l’ente guidato dallo stesso Boeri, registra una fuga massiccia, che cresce anno dopo anno con un’impennata (+65 per cento) nel 2014, segno che il malessere è dilagante. Nel 2010 se n’erano andati 2.553 anziani, l’anno scorso hanno preso un biglietto di sola andata per qualche destinazione lontana 5.345 persone, più del doppio (16.420 nell’intero quinquennio).
In percentuale l’aumento maggiore si è verificato verso l’Australia e la Nuova Zelanda ma anche l’Africa (soprattutto Tunisia e Kenya) esercita un’attrattiva potente sugli italiani. Va comunque considerato che nel conteggio sono compresi anche i nordafricani che hanno maturato in Italia il diritto alla pensione e decidono di tornare a casa loro. Il grosso dei pensionati nostrani sceglie comunque di stabilirsi (...)(...) in Europa. Spagna, Portogallo, Malta, Bulgaria sono le nazioni più gettonate in base a criteri semplici: livello dei prezzi, minori tasse, qualità della vita, possibilità di restare nell’Unione europea, lontananza non eccessiva dai parenti lasciati in patria. La Bulgaria, per esempio, è la nazione dell’Ue meno cara: la media dei prezzi è inferiore del 48 per cento rispetto alla media dei 28. In Italia invece è superiore del 2 per cento: significa che ai confini con Grecia e Turchia il potere d’acquisto è più che doppio rispetto al Belpaese. Se poi si scopre che laggiù non si sta poi così male e che sulla pensione non si pagano tasse, ecco spiegata la fuga. Nel complesso l’Inps trasferisce circa 400mila pensioni in 150 Paesi per un valore di oltre un miliardo di euro. Soldi che non vengono spesi in Italia e non fruttano Iva, mentre generano una spesa sanitaria e assistenziale verso l’estero, sia pure a prezzi di saldo. Anche le eventuali imposte sul reddito si pagano altrove, ma molti Paesi esentano le pensioni dal fisco, comprese quelle incassate dai cittadini di altre nazioni: in questo modo il vantaggio per chi espatria aumenta ancora. Così Boeri ha minacciato di ridurre gli assegni versati all’estero tagliando la parte non contributiva. Ma i «pensionati discount» hanno alzato la voce. Quelli sono soldi loro, non si può sottoporli a un diverso trattamento. Scegliere di spendere le pensioni all’estero, dove le tasse non sono una ghigliottina e la burocrazia è meno opprimente, è un loro diritto. Qualcuno paventa che dietro questi flussi migratori si nascondano truffe: incassare la pensione esentasse all’estero restando a vivere in Italia. Qualche caso ci sarà. Ma il vero fenomeno non è l’eventuale truffa, quanto la disperata protesta contro uno Stato ingrato che promette e non mantiene, e mette moltissime persone nella condizione di trascorrere nell’indigenza gli ultimi anni di vita. Se l’Italia non è un Paese per giovani, costretti a emigrare per trovare lavoro, ora non lo è nemmeno per i vecchi. Che dopo anni di sacrifici non hanno nemmeno il minimo per sbarcare il lunario.Stefano Filippi