il Fatto Quotidiano, 23 novembre 2015
Vivere una vita diversa grazie a Tex Willer, Dylan Dog e Martin Mystère
Chi non li legge non può capire, ma il fumetto è la scorciatoia più accessibile per l’avventura. Per catapultarsi in una vita diversa. Per immaginarsi lontano. È un’evasione bella, a portata di mano, quasi sempre ispirata. In Italia ci lamentiamo di molte cose, e spesso a ragione, ma a volte non sembriamo renderci conto di quante eccellenze si nascondano da noi. Tra queste, appunto, il fumetto. La lista sarebbe infinita, dai grandi maestri alle graphic novel di successo. Piace qui ricordare, in particolare, l’apice del fumetto popolare. La Sergio Bonelli Editore è un’eccellenza autentica. Lo è stata fin dall’inizio, quando inventò Tex nel 1948. C’è ancora, e ogni mese riscatta puntuale l’appartenenza. Viene poi da sorridere nel leggere – e vedere – gli scambi dialettici tra il “satanasso” Tex Willer e il “vecchio cammello” Kit Carson. Quest’ultimo è maestro di un’altra cifra bonelliana: le imprecazioni colorite. È proprio una specialità della casa. Kit Carson grida “Gran putifarre” e “Per la barba di Matusalemme ballerino”. Dylan Dog insiste con il “Giuda ballerino”, Martin Mystère con i “Diavoli dell’inferno”. E Zagor, lo Spirito con la Scure della Foresta di Darkowwd, urla “Per mille scalpi” e “Per tutti i tamburi di Darkwood”. La Bonelli Editore, nonostante la crisi che colpisce tutto e dunque un po’ anche loro, trae certo forza dalla qualità di sceneggiatori e disegnatori, ma pure dalla capacità di indovinare non solo i protagonisti ma anche le spalle: non ci sarebbe Zagor senza Cico, Dylan Dog senza Groucho, Nathan Never senza Legs Weaver, Dragonero senza Gmor Burpen (eccetera). Con il passare degli anni la Bonelli ha ramificato il proprio raggio d’azione. Non “solo” il west, diversamente declinato, o l’avventura genericamente intesa (Mister No, che ha chiuso ma ogni tanto ritorna). È arrivato l’horror di Dylan Dog, il poliziesco con Nick Raider (non esiste più ma era buono), le colte riletture di Gianfranco Manfredi ora sul mondo indiano (Magico Vento) e ora sull’Africa degli esploratori (Adam Wild). Alfredo Castelli ci ha regalato Martin Mystère, raro caso di logorroico irrinunciabile. Adesso c’è il fantasy di Dragonero, con una qualità di disegni strabiliante e una capacità inconsueta di adattarsi anche ai crossover più spericolati (con Zagor). Ci sono i vampiri di Dampyr, la fantascienza asimoviana di Nathan Never, il giallo di Julia, i ritornanti di Lukas (notevole) e il gotico del neonato Morgan Lost (che promette bene). Chi non li legge non può capire, ma andare a letto e sapere che bastano poche pagine di Zagor o Tex per evadere dalla realtà quotidiana, è una di quelle piccole grandi cose che ti allietano le giornate. Anche quelle peggiori.