la Repubblica, 21 novembre 2015
L’esistenza del fuco ha un unico scopo: l’accoppiamento con l’ape regina
Si è detto molto del fuco, lo so. Il suo nome volgare è pecchione, ed è il maschio dell’ape. A differenza dell’ape femmina, il fuco nasce per partenogenesi, da uova non fecondate.
Come tutti sanno, la sua esistenza ha un unico scopo: l’accoppiamento con l’ape regina. Quest’ultima è l’unica ape femmina a possedere un cantuccio nel suo corpo dove conservare lo sperma col quale fecondare le uova. Alla spermateca, il fuco accede attraverso un endofallo. Terminato l’amplesso il fallo, esausto, si spezza. Una parte, la punta, rimane infilata dentro la femmina. Così mutilato e inutile, il fuco muore. E nello stesso modo gli altri circa quattordici fuchi che avevano partecipato in sciame al volo nuziale, detto anche cometa di fuchi, e che si introdurranno, uno dopo l’altro, nell’ape regina. Qualora invece dovesse sopravvivere, provvederanno le api operaie a farlo crepare di fame, smettendo di imboccarlo. Il fuco infatti, non ha neanche una lingua abbastanza lunga da lapparsi il miele da solo. È fin troppo facile fare dell’ironia sul fuco e il suo ruolo.
Domandiamoci piuttosto perché, ben sapendo cosa lo aspetta, il fuco non si sottragga al suo compito. Saprà forse, il fuco, qualcosa che noi non sappiamo? Per esempio che non c’è niente, dopo, di meglio di quello che è già stato?