la Repubblica, 23 novembre 2015
A Roma lo chiamavano «er fettina», per uno zio macellaio. A Londra «tinkerer», l’indeciso, perché cambiava troppo spesso formazione. Ritratto di Claudio Ranieri, il gentleman della panchina che ha portato il Leicester in testa alla Premier
In quasi trent’anni di carriera sulle panchine di cinque nazioni ha avuto tanti soprannomi. A Roma lo chiamavano “er fettina”, per uno zio macellaio a Testaccio. A Londra “tinkerer”, l’indeciso, perché cambiava troppo spesso formazione. Ma un altro nomignolo inglese di Claudio Ranieri è “gentleman”, non tanto per l’eleganza tutta italiana nel vestire, quanto per il comportamento di uno che non cerca scuse, tiene buoni rapporti con tutti e non attira su di sé eventuali meriti: neppure quelli che ha. Come sabato, quando dopo la vittoria per 3-0 del suo Leicester sul Newcastle, ha parlato soltanto del record del centravanti Jamie Vardy, autore di una delle reti e al decimo gol in dieci partite (eguagliando il primato di Ruud Van Nistelroy al Manchester United): «Una fantastica soddisfazione per Jamie. È un grande campione, che si allena tanto. A me è capitato di avere Gabriel Batistuta che segnò in undici gare di seguito alla Fiorentina, auguro a Vardy di fare altrettanto».Non una parola sul fatto che il 28enne Vardy ha giocato una vita nelle serie minori: se ora si ritrova capocannoniere (con 13 gol) in Premier, forse bisognerebbe congratulare pure l’allenatore. Tralasciando un altro particolare non secondario: con questo successo, più le concomitanti sconfitte di City e Arsenal, una provinciale risalita due anni fa in massima serie dopo una lunga permanenza ai piani inferiori, 14ª alla fine della scorsa stagione, si ritrova prima in classifica, solitaria capolista dopo tredici giornate, con 8 vittorie, 4 pareggi e 1 sola sconfitta. A Leicester, 288 mila abitanti, capoluogo delle Midlands, l’Inghilterra di mezzo, tra Londra, Liverpool e Nottingham, i tifosi si stropicciano gli occhi pensando che sabato, in casa contro lo United di Rooney, giocheranno un match per il titolo, non per la salvezza come erano abituati. Certo, il campionato è ancora lungo e nessuno scommetterebbe facilmente che le Foxes, le Volpi, simbolo della squadra, saranno ancora prime al termine, sebbene questa sia una strana stagione, in cui le grandi deludono e non si capisce chi sia il leader. Ma intanto, dopo un terzo del torneo, Ranieri è re della Premier. E neanche questo, a essere onesti, se lo sarebbero aspettato in molti, quando in estate firmò un contratto triennale.Il 64enne ex-terzino del Catanzaro (la squadra in cui è rimasto più a lungo da giocatore: non a caso la signora Ranieri è calabrese) ha avuto una carriera invidiabile come allenatore, guidando tra l’altro Napoli, Fiorentina, Valencia, Atletico Madrid, Chelsea, Juventus, Roma, Inter e Monaco, come dire alcune delle più forti società d’Europa, ed è stato uno tra i primi tecnici italiani ad emigrare (con onore) all’estero. Ma a parte una Coppa Italia, una Copa del Rey e poco altro, non ha vinto molto. Soprattutto, mai un campionato nazionale, facendosi una reputazione di eterno secondo. Abramovich, appena comprato il Chelsea, fece subito capire che lo avrebbe fatto fuori: il Paperone russo voleva solo vincenti in panchina (in realtà dopo un po’ non gli vanno bene nemmeno quelli). Dopo l’esonero al Monaco nel 2014 e un altro (dopo appena quattro partite) come ct della Grecia, si poteva credere che per lui si avvicinasse la pensione. Invece, chiamato da una squadra piccola ma non priva di ambizioni (in precedenza allenata da Sven Goran Eriksson e Paulo Sousa), Ranieri sta facendo miracoli. Prendendosi la soddisfazione di guardare dall’alto, almeno per ora, tutti i presunti big della Premier, da Van Gaal a Wenger, da Pellegrini a Klopp, per tacere di Mourinho, che non gli risparmiò frecciate quando nel 2004 prese il suo posto al Chelsea. «Mia moglie è una santa, perché io mi diverto soltanto con il football», ha detto Ranieri al ritorno in Inghilterra. Adesso,a Leicester, non si diverte soltanto lui.