la Repubblica, 23 novembre 2015
Con 59 deputati, il gruppo misto supera Forza Italia e diventa il terzo partito di Montecitorio
Grande, grosso e sempre più accogliente. Al punto da superare Forza Italia. Il terzo “partito” di Montecitorio è il gruppo misto. Con 59 deputati, a fronte dei 53 berlusconiani. Una vera e propria novità della storia repubblicana. A confermarlo è il presidente della compagine, Pino Pisicchio, al quinto giro alla Camera, che si autodefinisce il direttore di questo “Grand Hotel”: «Il nostro gruppo ha delle sliding doors, porte girevoli che consentono di entrare e uscire con grande libertà».
Ma veniamo ai numeri. Oggi il “misto” annovera 59 deputati. Ci sono tutti. Esponenti di destra, di sinistra e di centro. Tutti in cerca di una casa. Dalla nuova creatura di Denis Verdini (Ala), ai “Conservatori e riformisti” di Raffaele Fitto. Passando per “Possibile” di Pippo Civati, i dissidenti dei cinquestelle, le minoranze linguistiche e i socialisti di Riccardo Nencini. Un segno della crisi dei partiti. Ma perché si verifica questo fenomeno? Per Pisicchio siamo in un passaggio interessante della Repubblica. «In questa legislatura abbiamo assistito all’implosione della destra, divisa in mille rivoli, che sembra ormai irreversibile. Dall’altra parte abbiamo l’egemonia del Pd. Ma esso stesso è al suo interno un grande gruppo misto perché le posizioni sono eterogenee».
Tutti si iscrivono al misto per non scomparire. D’altro canto, i regolamenti parlamentari parlano chiaro. Per formare un gruppo occorrono almeno 20 deputati. Nonostante le fughe nessuno riesce ad arrivare alla soglia limite. L’esempio di tale stato di difficoltà è rappresentato della compagine di Denis Verdini (Ala). Ogni giorno continua la campagna acquisti dell’ex plenipotenziario di Fi. Ma Ala non è ancora arrivato al numero magico, ovvero 20, fermandosi a 10. Una soluzione poteva essere l’alleanza con Raffaele Fitto, che a sua volta è il leader dei “Conservatori e riformisti” e guida 11 parlamentari. Ma i due reduci di Fi non hanno trovato l’accordo. E alla fine ognuno è andato per la sua strada. A corroborare questi numeri è il report dell’associazione Openpolis elaborato la scorsa settimana. In due anni e mezzo di legislatura i cambi di casacca fra Camera e Senato sono stati 307. Soltanto a Montecitorio le giravolte sono state 153, per un totale di 118 deputati coinvolti. Ma già si vocifera che nei prossimi giorni altri transfughi potrebbero raggiungere il gruppo di Pisicchio. Lui, infatti, lavora da regista degli scissionisti. Li direziona, li consiglia: «Ci parlo continuamente – racconta – per varie ragioni. In particolare, c’è la necessità che le varie componenti del misto abbiano la loro rappresentanza nelle commissioni».
Ma gli uffici della terza compagine del Parlamento hanno la capacità per ospitare i 59 deputati? Ecco la nota di colore svelata da Pisicchio. Per ogni parlamentare che entra, il “misto” guadagna metri quadrati. «Questo è l’unico ambito di Montecitorio – ironizza Pisicchio – in cui funziona sempre il sistema proporzionale, e non il maggioritario. Ad esempio, se Forza Italia perde 40 metri quadrati vengono assegnati ai subentrati».
Insomma, se in passato il “misto” veniva vissuto come un rito di passaggio, oggi è una realtà consolidata della politica italiana. «Dopo il partito di massa, il partito carismatico, noi adesso abbiamo l’esperienza del partito provvisorio, del partito non partito. Siamo di fronte alla ristrutturazione delle forze politiche».