la Repubblica, 23 novembre 2015
«È solo un modo per dire che quando un’esperienza si è chiusa, si è chiusa per davvero». La Serracchiani parla delle nuove regole per le primarie del Pd
«La proposta della segreteria, che sarà discussa nelle prossime settimane, prevede che chi è già stato sindaco non potrà candidarsi alle primarie». Il vicesegretario del Pd Debora Serracchiani annuncia le nuove regole targate Pd. Per rinnovare la classe dirigente. E, a quanto pare, pure per sminare la grana Bassolino.
Sembra una norma ad personam per escludere Antonio Bassolino dalla corsa a sindaco di Napoli. Non è così?
«Il realtà varrebbe anche per Renzi a Firenze e Delrio a Reggio Emilia. È solo un modo per dire che quando un’esperienza si è chiusa, si è chiusa per davvero. Nulla di strano: lui ha già dato».
Sabato è trapelato il malcontento della segreteria e di Renzi verso l’ex sindaco. Perché non volete sostenerlo? Forse perché sembrerebbe il fallimento della rottamazione renziana?
«Intanto le confido che Bassolino non è in cima ai miei pensieri. E comunque noi stiamo cambiando in profondità questo Paese, quindi non si può certo parlare di fallimento della rottamazione solo perché circolano due o tre nomi».
E se dovesse candidarsi comunque, rischiando di farvi perdere?
«Può decidere liberamente di fare qualunque scelta, ma non potrà correre alle primarie del Pd».
Lei a Napoli preferirebbe un candidato giovane? Glielo chiedo perché circola tra l’altro il nome di Umberto Ranieri, già sconfitto alle ultime primarie poi annullate.
«Non è una questione di carta d’identità e sui nomi ragioneremo insieme. Però, certo, mi piacerebbe poter mettere in campo una nuova classe dirigente».
Dice Bassolino che sarebbe rimasto serenamente a fare il nonno, ma mancavano alternative valide. Non sarà che il renzismo non è stato capace di costruire una nuova classe dirigente?
«Magari in alcune situazioni locali abbiamo incontrato qualche difficoltà e avremmo potuto fare di più. Ma abbiamo messo in campo molti giovani all’altezza. Abbiamo costruito molto».
Parliamo delle nuove regole.
«In questi mesi abbiamo riordinato il database del Pd, in modo da avere certezza e precisione degli iscritti. In direzione ufficializzeremo il 20 marzo come il giorno delle primarie, mettendo ordine e favorendo la partecipazione. E fisseremo le stesse regole ovunque. Chiare, per tutti: da Aosta a Marsala».
Saranno primarie aperte ai soli iscritti?
«No, saranno aperte a tutti i cittadini. Mentre per i ruoli politici, ad esempio le segreterie locali, stiamo ragionando se far votare solo gli iscritti».
Pensate a primarie di coalizione? Sel a Torino ha già lanciato un candidato alternativo: per reazione non c’è il rischio di rompere ovunque?
«Non vedo questo rischio. Sel è da tempo all’opposizione del governo. E anche alle ultime regionali ha corso da sola in alcuni contesti. Quindi non c’è nulla di nuovo».
Sono amministrative che possono mettere in difficoltà il governo?
«Il governo sta affrontando temi delicati, facendo un lavoro straordinario. Sono due cose assolutamente distinte, non ci vedo alcuna relazione».
Temete i cinquestelle? Secondo Diamanti sono l’unica alternativa a Renzi.
«Il Pd non ha paura di Grillo. Piuttosto: gli italiani hanno paura del M5S? Perché li ho ascoltati in tv, ho sentito dire che per risolvere le drammatiche vicende di questi giorni bisogna dialogare con l’Isis, tagliare i fondi alla Difesa per finanziare il reddito di cittadinanza e riaprire l’ambasciata in Siria. Vi sembrano risposte all’altezza del problema?».