La Stampa, 23 novembre 2015
Il terzo kamikaze dello Stade de France ha un volto ma non un nome. Sarebbe arrivato a Parigi passando dalla Grecia come migrante
Un nuovo identikit e il solito numero da chiamare: «197 Alerte Attentat». Ieri la polizia francese ha diffuso una foto che corrisponde al viso di uno dei tre kamikaze, che quella terribile sera del 13 novembre si sono fatti esplodere nei pressi dello Stade de France, dove era in corso un’amichevole tra le squadre di calcio di Francia e Germania. Anche di un altro di quei kamikaze nei giorni scorsi era stato diffuso un identikit. Questi due giovani hanno un elemento in comune: sono transitati entrambi attraverso l’isola greca di Leros, in provenienza dalla Turchia, come due qualsiasi migranti. Da lì, poi, sono arrivati fino a Parigi.
Accoglienza a rischio
Ovviamente è un aspetto della vicenda che sta provocando non poche polemiche in un Paese come la Francia, dove l’accoglienza dei migranti crea ancora più problemi che altrove, oggetto di strumentalizzazione politica, soprattutto da parte del Front National di Marine Le Pen. Dei tre kamikaze dello Stade de France, solo uno è stato già identificato con certezza, Bilal Hadfi, belga di origini marocchine, vent’anni appena, il più giovane (sulla base delle indicazioni finora in possesso) tra i terroristi in azione il 13 novembre. Per quanto riguarda gli altri due giovani che si sono fatti esplodere vicino allo stadio, il corpo del primo di cui è stato reso noto l’identikit è stato ritrovato accanto a un passaporto siriano, con queste generalità: Ahmad al Mohammad, nato il 10 settembre 1990 a Idleb, nel Nord-Ovest del Paese. Sono il nome e il cognome di un soldato dell’esercito di Bachar al Assad, morto parecchi mesi fa sul fronte. Non corrispondono, comunque, alla vera identità del giovane kamikaze. Le forze dell’ordine francesi sperano che qualcuno si faccia avanti per fornire informazioni, soprattutto ora che anche per il terzo è stato diffuso un identikit (ma non le false generalità).
La rotta balcanica
Fonti della polizia, comunque, hanno rivelato che i due sono sbarcati a Leros lo stesso giorno, lo scorso 3 ottobre. Poi, sempre insieme, hanno preso un traghetto per il Pireo l’8 ottobre. Dopo hanno imboccato la strada dei migranti verso l’Occidente, passando attraverso la Serbia. Quando sono arrivati in Francia? Dove hanno vissuto? Di sicuro, per il momento, si sa solo che la sera del 13 novembre si sono fatti esplodere subito fuori allo Stade de France, provocando la morte di una persona e mentre all’interno si trovava anche il presidente Françoise Hollande. E dando il via alla serata dell’orrore, dove alla fine il bilancio è stato di 130 morti.
La dinamica di quanto avvenuto allo stadio non è ancora chiara ma sembra che due dei giovani attentatori abbiano cercato di entrare durante la partita, senza successo, dato che non avevano il biglietto. Hadfi, il terzo, dopo che i compagni si sono fatti esplodere, si è appostato sul tragitto che porta alla stazione ferroviaria, dove pensava si sarebbero accalcati molti spettatori, spaventati dalle due esplosioni. Ma, fortunatamente, si è deciso di tenere il pubblico all’interno, evitando così il peggio. Hadfi era un giovane belga, che era partito in Siria nel febbraio scorso. Alla madre aveva detto che voleva andare in Marocco, a raccogliersi sulla tomba del padre, ma non era vero. Fino a pochi mesi prima era studente di un corso per elettricisti: amava il rap e su Facebook postava foto di lui, sul bordo di una piscina, un cocktail alla mano. Prima, appunto, della sua (rapidissima) deriva verso l’integralismo islamico.