Corriere della Sera, 23 novembre 2015
Oggi Cameron potrebbe annunciare a Hollande che l’aviazione di Sua Maestà si unirà ai bombardamenti sulle postazioni dell’Isis in Siria
Il presidente Hollande spera che questa sarà la settimana decisiva per creare la grande «coalizione unica» da lui proposta contro lo Stato Islamico: oggi accoglie il premier britannico David Cameron all’Eliseo, domani vola a Washington a incontrare Barack Obama, mercoledì sera cena di nuovo a Parigi con la cancelliera Merkel, e giovedì farà visita a Vladimir Putin a Mosca.
La Francia ripone molte speranze in ognuno di questi incontri perché sa che questo è il momento propizio dal punto di vista diplomatico: venerdì scorso il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato all’unanimità una risoluzione su proposta francese che consente «l’utilizzo di tutte le misure necessarie» per combattere l’Isis. Il sentimento di orrore per gli attentati di Parigi è ancora vivo in tutto il mondo e la paura di nuove azioni spettacolari dei terroristi è evidente nelle misure senza precedenti prese a Bruxelles. Una convergenza di circostanze che porta Hollande a confidare nel massimo aiuto possibile per «distruggere», e non più contenere come suggeriva tempo fa Obama, lo Stato islamico.
Il primo ministro Cameron oggi a Parigi potrebbe annunciare a Hollande che l’aviazione di Sua Maestà si unirà ai bombardamenti sulle postazioni dell’Isis in Siria entro la fine di dicembre. La risoluzione Onu ha dato forza alla volontà di Cameron di allargare le operazioni aeree dall’Iraq, dove sono limitate finora, alla Siria. Molti parlamentari laburisti hanno già dichiarato che voteranno a favore dei raid nonostante le perplessità del leader del partito Jeremy Corbyn, che ancora sabato chiedeva di «non ripetere gli stessi errori» e di non alimentare la spirale di violenze. Un voto parlamentare non è stato ancora fissato, ma Hollande spera di incassare l’impegno di Cameron.
Domani la missione a Washington, dove Hollande sarà accompagnato dal ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian, figura sempre più importante all’interno del governo guidato da Manuel Valls. «La vittoria passa obbligatoriamente per una presenza sul terreno», ha detto il ministro al Journal du Dimanche. Questo significa che la Francia vuole inviare soldati? Per il momento no, le truppe di terra della coalizione nascente sarebbero all’inizio quelle dei curdi e dei ribelli siriani non jihadisti, magari meglio armati dall’Occidente. Ma comunque bisogna convincere Obama a rompere gli indugi e a intensificare i bombardamenti.
Mercoledì il passaggio con l’alleato europeo più importante, la Germania. In occasione della cena informale all’Eliseo tra Hollande e Merkel, i ministri dell’Economia Emmanuel Macron e Sigmar Gabriel presenteranno un’iniziativa comune quanto alle politiche economiche e sociali. Improbabile che la Germania partecipi direttamente alla guerra, ma potrebbe offrire un aiuto finanziario e politico.
Giovedì l’incontro cruciale, a Mosca, con Vladimir Putin. Prima degli attentati la Russia bombardava soprattutto i ribelli anti-Assad. L’esplosione in volo dell’aereo passeggeri russo e il 13 novembre a Parigi hanno convinto Putin a cambiare priorità, e la Francia a considerarlo un possibile alleato. «Vedremo se il coordinamento è reale – ha detto ieri Le Drian -. In quel caso, la Russia dovrebbe concentrarsi sull’Isis e non bombardare più l’Esercito siriano libero anti-Assad».