La Stampa, 21 novembre 2015
Veronica Panarello è pazza?
«Mi livai a vita da sula», sussurra Veronica Panarello al suo avvocato, Francesco Villardita, che davanti al canalone dove quasi un anno fa fu trovato il cadavere di Loris Stival, le chiede «perché?». «Mi sono tolta la vita da sola», e in questa frase, registrata nel video di polizia e carabinieri durante il sopralluogo di martedì scorso, si riassumono gli ultimi drammatici giorni che hanno preceduto l’udienza preliminare di ieri, rinviata dopo un’ora al 3 dicembre. Perché gli improvvisi parziali «ricordi» della donna sembrano tanto una strategia per ammettere ciò che l’inchiesta ha stabilito essere inconfutabile e allontanare da sè l’accusa più pesante, quella di una madre assassina che uccide il figlioletto indifeso.
Al palazzo di giustizia di Ragusa il gup Andrea Reale dovrà decidere il rinvio a giudizio o meno della giovane madre di Santa Croce Camerina. Per intanto ha ammesso come parti civili il marito della donna, e papà di Loris, Davide Stival, e i suoi genitori. Per il resto, occorre ancora tempo. Il difensore Francesco Villardita appare sorpreso dalla semi-confessione della sua assistita – «credevo fosse un sogno», ha detto la donna al capo della mobile Nino Ciavola l’altro giorno – e ha chiesto tempo per esaminare i nuovi atti depositati ieri dalla procura alla luce delle ultime dichiarazioni della madre, la quale ha ammesso di aver abbandonato al Mulino vecchio il cadavere del figlio, sostenendo però che Loris sarebbe morto per un incidente, per essersi stretto al collo una fascetta di plastica che lo ha soffocato. La procura non crede a questa versione e ritiene che sia stata la donna a stringere quella fascetta. Per spiegare i segni di altre fascette ai polsi, la Panarello ha sostenuto che sarebbe stato lo stesso Loris a mettersele, la sera prima; ieri, però, i pm hanno depositato un supplemento di perizia che smentisce questo particolare. «Nei ricordi che emergono di Veronica Panarello c’è un’anomalia comportamentale degna di essere valutata», dice l’avvocato Villardita, pronto a chiedere anche la perizia psichiatrica per salvare Veronica dall’ergastolo. Se la donna sia una vittima, una smemorata o una bugiarda assassina, ora dovranno stabilirlo i giudici. Tra le carte depositate ieri al gup dal pm Marco Rota ci sono anche alcune circostanze riferite dal marito della donna, Davide Stival, alla procura dopo le ultime dichiarazioni della moglie; in un colloquio in carcere, Veronica gli avrebbe chiesto: «Facciamo un viaggio insieme?». E poi: «E se ci bloccano il conto corrente?».