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 2015  novembre 21 Sabato calendario

La resurrezione di Nadal

LONDRA. L’ultimo dei primi ha battuto il primo degli ultimi. Per chi non fosse addentro ai misteri del tennis, mi permetterò di chiarire la frase pronunciata da un collega che se ne intende. L’ultimo dei primi è ora il gemello meno esplosivo del Nadal che fu, mentre il primo degli ultimi è un ammirevole maratoneta munito di racchetta, a nome David Ferrer. Prima del match serale, dominato da un Wawrinka ingiocabile, ho assistito al match pomeridiano circondato da colleghi spagnoli, mentre gli altri attendevano l’unico match del giorno che avesse una qualche influenza sulla classifica di questo similtorneo di tennis: Murray contro Wawrinka, che avrebbe deciso chi fosse il secondo del girone chiamato Nastase, dietro appunto a Nadal. Un match nel quale le previsioni dei giornalisti britannici, e le speranze degli appassionati locali, son state presto sommerse da un Wawrinka stile Australian Open.
Ricordo, nonostante ciò mi riesca faticoso per mancanza di adattamento culturale alla formula del Master, che se Nadal fosse stato battuto, altri scenari non si sarebbero profilati nel suo girone grazie alle precedenti due vittorie contro sia Wawrinka, sia Murray. Va dunque ringraziato, Rafa, per aver testardamente voluto un successo che portasse i suoi precedenti a 24 a 6 contro il conterraneo valenziano. Un successo che valeva sì qualche migliaio di dollari in più, spiccioli per un campione, ma che non avrebbe mutato gli scenari delle semifinali di domani: Nadal contro Djokovic, Federer contro il suo connazionale Wawrinka. Il match di oggi mi è parso dapprima accessibile all’abituale vittima di Rafa, che pareva, d’un tratto, aver trovato le vie della rete, e i colpi vincenti: caratteristiche, queste ultime, che erano abituali a Nadal, soprattutto nello schema di sua invenzione, il diritto mancino dal centro destra verso sinistra. Simile insolito Ferrer attaccante riusciva addirittura in una pioggia iniziale di dodici punti a tre, qualcosa che faceva presagire un risultato sorprendente. L’inattesa vicenda del regolarista trasformato continuava, per la sorpresa dei miei stessi vicini iberici, in un tiebreak concluso con un nettissimo 7 a 2 per Ferrer. È però difficile combattere con armi che non siano le proprie e, via via che Nadal ritrovava un poco dell’abituale regolarità, e soprattutto allungava di un paio di metri le sue traiettorie, ecco David ritornare il perdente di sempre, contro i primi. Il secondo set l’avrebbe visto soccombere con una agghiacciante serie di un solo punticino a dodici in tre games, e il finale del terzo non sarebbe certo migliorato, con una nuova lacerazione di tre punti a dodici.
Da qui, a immaginare che il Nadal di oggi possa imporsi in questo Master, ce ne corre. Rafa gioca più corto di sempre, e soprattutto non possiede oggi l’esplosivo diritto che non finiva di stupirci e suscitare incredula ammirazione. Credo abbia poche chances di qualificarsi contro un Djokovic peraltro meno imbattibile di quello ammirato nel corso dell’anno.
È, comunque, la sua, per chi non la credeva possibile, una piccola rinascita, sebbene meno completa di quella di Lazzaro.