la Rapubblica, 21 novembre 2015
Gianni Rivera parla di Juve-Milan e di quel primo gol segnato a 17 anni
«Il mio primo gol in rossonero, nel novembre del ’60, alla Juve campione in carica di Parola, con Boniperti, Charles, Sivori, Vavassori in porta. Avevo 17 anni, appena arrivato al Milan, stavo facendo fatica. Segnai il quarto gol, dal limite, una liberazione. Vincemmo 4-3, un risultato nel mio destino. Al ritorno un altro gol, di testa, una rarità. Nei miei anni, questa era la grande classica, insieme al derby».
Questa sfida è famosa anche per un suo attacco agli arbitri o per il fallo di Tardelli su di lei dopo 3 secondi.
«Eravamo convinti che ci fosse un piano contro di noi, bisognava smuovere la situazione, parlai io e presi due mesi di squalifica. Il fallo di Tardelli non fu cattivo, ma la Juve voleva intimidirci subito: vinse quella partita, ma lo scudetto andò a noi».
Adesso il primato è lontano.
«Ci sono almeno quattro squadre davanti che dovrebbero praticamente fermarsi e ora non è pensabile una rimonta. Ma il campionato si decide in primavera. La Juve ha rinunciato a giocatori fondamentali e ricostruito il centrocampo, ma io punto l’attenzione sulla difesa, che è la stessa ma comincia a scricchiolare. Il Milan viene da anni difficili, ha iniziato a ricostruire, ha bisogno di tempo per darci soddisfa- zioni».
Avrebbe giocato nella Juve?
«Certo, potevo andarci. Allora non dipendeva mica da noi: se l’Alessandria avesse deciso diversamente, sarei finito alla Juve. Da piccolo ero juventino. Naturale, a casa mia a Valle San Bartolomeo arrivavano i primi echi delle vittorie bianconere. Poi c’è stata l’Alessandria: e Pedroni, l’allenatore- giocatore, era un ex rossonero, ci teneva in modo speciale a mandarmi lì. Mi portò a un provino a Linate quando non mi conosceva nessuno. Viani mi mise subito fra i titolari. La mia vita cambiò quel giorno».
A 72 anni ha aperto un sito web e un canale Youtube, e scritto un’autobiografia che si compra solo on-line.
«Ma in rete vado poco, confesso. Mio padre, che amava il calcio ma ha fatto il contadino, il fabbro, il ferroviere, sin da quand’ero piccolo cominciò a mettere da parte fotografie e articoli di giornale su di me. Mia moglie Laura ha pazientemente messo in ordine tutto questo materiale, io ho scritto il testo. Nel titolo, “Gianni Rivera ieri e oggi”, non ho avuto grande fantasia. Nessun editore l’ha pubblicato, sarebbe costato troppo: è un volume enorme, 528 pagine, ricche di aneddoti. In particolare su Nereo Rocco e le sue battute. Ai giornalisti che gli chiedevano del modulo, disse: “Domani ho una sorpresa: giochiamo con Cudicini in porta e gli altri dieci fuori”».