la Repubblica, 21 novembre 2015
Dopo la matematica, il mare. Ron Howard affronta Moby Dick
NEW YORK. Ron Howard, il regista Oscar per A beautiful mind,
affronta Moby Dick, il romanzo del 1851 di Melville, un classico della letteratura americana, nel film In the heart of the sea: Le origini di Moby Dick (nelle sale italiane dal 3 dicembre). Dopo il film di John Huston con Gregory Peck del 1956, e numerose versioni televisive sulla leggendaria balena bianca, Howard esplora le origini di quel romanzo a partire dall’incontro a Nantucket fra Melville e uno fra i pochi sopravvissuti (interpretato da Brendan Gleason) della vera Essex, la baleniera distrutta dal cetaceo, e la successiva tragica avventura dei pochi dispersi in mare per 90 giorni. È stato lo stesso Chris Hemsworth ( Thor, Avengers) a dare a Howard, con cui ha già lavorato in Rush, il copione del film, basato sul libro di Nathaniel Philbrick In the heart of the sea: the tragedy of
the Whaleship Essex pubblicato nel 2000. Nel film Hemsworth è il primo ufficiale del vascello in costante scontro con il capitano George Pollard interpretato da Benjamin Walker. «Quando Chris mi ha portato il copione l’ho letto senza sapere che fosse basato su una storia vera», racconta Ron Howard a New York per il lancio del film, «La storia delle origini di Moby Dick è mitica e cinematografica».
Quando ha letto “Moby
Dick”?
«Al liceo, come la maggior parte di quelli della mia generazione. Fu una fatica ma la storia mi travolse. Sono affascinato dai film ambientati nell’oceano – anche se lo considero un posto drammatico e pauroso – ho anche provato a fare un paio di film del genere senza riuscirci. Questa è una storia classica ma anche moderna. È una grossa avventura visuale facile da seguire, ma allo stesso tempo credo che il pubblico ne apprezzerà la complessità. Non è una storia di buoni e cattivi, è eccitante, viscerale. Melville ha creato i suoi personaggi, ma l’esperienza di quelli veri ha influenzato il suo lavoro».
Ha veramente paura del mare?
«Non sono molto coraggioso, e confesso che ero molto spaventato dalla sfida del film, ero anche convinto che avrei sofferto moltissimo il mal di mare. Come quando ho girato Apollo 13 in condizioni di assenza di gravità. Ma un regista deve rimanere concentrato, non può permettersi la nausea».
Quando ha visto una balena per la prima volta?
«Durante un viaggio scolastico dei miei figli nel New England. Abbiamo avuto un incontro ravvicinato con una balena grigia e il suo cucciolo. Sono venuti talmente vicini al barcone che hanno dovuto spegnere i motori. Siamo stati fermi due ore con lei che rotolava su se stessa e ci guardava. Le scene finali del film sono basate su quel ricordo».
Qual è l’impostazione del film?
«Volevo fosse meno Lo Squalo e più King Kong, la forza che viene risvegliata. I membri della ciurma hanno scritto nei loro diari che forse questa era la mano di Dio, la balena che cerca vendetta. Loro facevano quel lavoro per dare da mangiare alle famiglie ma erano consapevoli di usare metodi brutali. È la storia dei nostri tempi: l’olio di balena era la loro fonte di energia all’epoca, Nantucket era l’Arabia Saudita di oggi. Non cacciavano per il cibo ma per l’olio, per i soldi. La terra e il nostro eco sistema sono oggi sotto lo stesso tipo di assalto per lo stesso motivo. Lo sa che nelle missioni Apollo usavano ancora l’olio di balena per lubrificare gli ingranaggi più fini, perché non si congela nelle bassissime temperature dello spazio. Tranquilli, non si usa più da decenni».
Qual è stato il suo primo film “speciale”?
«Il laureato. Quando è uscito nel ’67 facevo l’attore in una serie televisiva e vedendo il film di Mike Nichols ho modificato il mio punto di vista sul cinema. Per questo giro film tanto diversi fra loro: voglio che il pubblico si senta trasportato in mondi differenti. Un film ti fa riflettere sull’esistenza pur intrattenendoti».
In Italia ha girato “Inferno” tratto da Dan Brown. Com’è stato?
«A Roma avevo già fatto Angeli e demoni e sono sempre felice di tornarci. Questa volta abbiamo portato il set anche a Firenze e Venezia. Che paese meraviglioso è il vostro».