la Repubblica, 21 novembre 2015
La corruzione nella sanità d’Abruzzo, pena dimezzata per Del Turco, che però resta condannato
ROMA. Non l’hanno assolto, come pure Ottaviano Del Turco avrebbe sperato, visto che si è sempre proclamato innocente, paragonandosi perfino a Enzo Tortora. Però la Corte d’appello dell’Aquila gli ha più che dimezzato la pena, i 9 anni e mezzo del 22 luglio 2013 sono diventati 4 anni e 2 mesi. Certo non gli potrà fare piacere che il suo grande accusatore, l’ex patron della clinica privata Villa Pini di Chieti Vincenzo Maria Angelini, che fece esplodere nel 2008 la Sanitopoli abruzzese, sia stato assolto e dovrà pure incassare 2 milioni di euro a titolo di risarcimento. «Era un testimone affidabile» commenta l’avvocato Gianluca Ducci.
Bisognerà aspettare il verdetto finale della Cassazione per vedere come andrà a finire il processo che 8 anni fa sconvolse la vita politica abruzzese con pesanti riflessi a Roma. Ma il round di ieri – 7 ore di camera di consiglio per il presidente Luigi Catelli e i giudici a latere Luigi Cirillo e Armanda Servino, 15 minuti per leggere le pene – assegna un parziale vantaggio a Del Turco. Convinto, come disse a
Repubblica il 23 luglio 2013 dopo la condanna in primo grado – che Angelini aveva fatto le sue rivelazioni solo perché «le aziende gli stavano fallendo».
L’ex presidente della commissione Antimafia, dove restò dal 1996 al 2000, l’ex ministro delle Finanze nel governo Amato del 2001, l’ultimo segretario del Psi tra ‘93 e ‘94, noto per il suo passato di sindacalista, non riesce a togliersi di dosso la macchia della corruzione negli anni in cui è stato governatore dell’Abruzzo con una giunta di centrosinistra.
Il suo arresto, il 14 luglio 2008, fu un terremoto per il Pd. La procura di Pescara – l’allora capo Nicola Trifuoggi, i pm Giuseppe Belleli e Giampiero Di Florio – gli contestò reati pesanti come corruzione, concussione, truffa, associazione a delinquere. Trifuoggi disse che «contro Del Turco c’era una montagna di prove». Restò per 28 giorni nel carcere di Sulmona, poi ancora due mesi ai domiciliari. Quando fu condannato, dichiarò che era malato di tumore, sotto chemio, ma intenzionato «a vivere altri 5 anni per vedere l’assoluzione». Per ora vede la pena sensibilmente ridotta. Del resto anche il pg Ettore Picardi ha chiesto 6 anni e mezzo, sostenendo che «i riscontri per le accuse ci sono, ma non sono state trovate le tracce patrimoniali dei reati». Le 24 dazioni di denaro si riducono a sei, e si riducono anche i 6 milioni di euro sui 15 complessivi che Angelini gli avrebbe pagato. Ma a Del Turco resta addosso un reato pesante come l’induzione indebita a dare o promettere utilità, “figlia minore” della concussione derubricata dall’ex Guardasigilli Severino. Angelini, in 7 interrogatori, raccontò che gli aveva versato mazzette, portò una foto, ma Del Turco ribatté che in quella busta c’erano noci e mele e non denaro. Angelini replicò che prima c’erano i soldi e poi le mele ce le mise lui. Il suo avvocato Marco Caiazza aspetta le motivazioni «per comprendere perché ci sono imputati assolti dall’80% dei reati e condannati per il 20%».