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 2015  novembre 21 Sabato calendario

Parla Rokia Traoré. «Mi trovo a un quarto d’ora di macchina dall’hotel»

ROMA. Il telefono nella casa di Bamako suona tre volte a vuoto. Rokia Traoré risponde mentre l’attacco al Radisson è ancora in corso. «Mi trovo più o meno a un quarto d’ora di macchina dall’hotel, ma quella è una zona che conosco bene perché è lì che ci sono gli uffici pubblici, le sedi governative, le ambasciate», dice la musicista maliana ed ex giurata all’ultimo Festival di Cannes. «Tutta la città sembra paralizzata dalla paura, c’è molta tristezza e gli spostamenti ora sono più difficili perché la polizia ha chiuso i due ponti sul fiume Niger, Bamako è spaccata in due. Sono addolorata per questo nuovo spargimento di sangue».
Cosa pensa di questi attacchi terroristici?
«Non credo abbiano a che fare con la religione, sono la folle reazione contro la diversità del mondo, contro la sua ricchezza, la varietà culturale. Il loro obiettivo è identitario, pretendono di cambiare il nostro stile di vita spingendoci in una condizione di paura continua. Ma a questo punto non c’è più motivo per aver paura perché può succedere ovunque e in qualsiasi momento, dobbiamo solo reagire pensando che la vita deve continuare».
Lei è musulmana?
«Sì, per origini e per educazione, anche se qui pratichiamo la religione islamica in un modo particolare, tipicamente maliano. Nel nostro paese sono quasi tutti musulmani, perciò eventi come quello di oggi suscitano sempre anche una reazione di sorpresa. Le radici del terrorismo sono nella povertà, in Mali la difficile situazione economica rende più facile la diffusione dell’estremismo. Evidentemente questi leader islamici danno più risposte di quante non riescano a darne i politici. Nelle banlieue europee invece i giovani subiscono la frustrazione della mancata integrazione, c’è un evidente problema con le seconde generazioni, non bastano passaporto e cittadinanza».