Corriere della Sera, 21 novembre 2015
Chagall e Dario Fo in mostra a Brescia uno accanto all’altro
Spose prodigiose, innamorati abbracciati, cavalli gialli, angeli blu, violini e rabbini... Gioca con i colori e con i sogni Dario Fo. Un gioco di libertà e felicità, malinconia e follia, che l’ha accompagnato tutta la vita, dai tempi dell’Accademia di Brera fino a oggi, alle soglie dei 90 anni. Nella sua casa milanese, un atelier affollato di cavalletti e tele, matite e pennelli, Dario dipinge freneticamente.
«Una trentina di quadri in 15 giorni – annuncia —. Una media di due al giorno. Naturalmente ho chi mi aiuta. Un gruppo di giovani assistenti che lavorano con me fianco a fianco da mattina a sera, preparano i fondi, colorano alcune parti. Una vera bottega d’arte per un progetto a cui tengo moltissimo: rifare Chagall».
Progetto ambizioso. «Nato per caso. Qualche mese fa Luigi Di Corato, direttore della Fondazione Brescia Musei, mi parlò di una grande esposizione chagalliana in programma nello spazio di Santa Giulia. Era preoccupato perché dal museo di San Pietroburgo sarebbero arrivate meno opere del previsto. E l’esposizione era a rischio». Con uno dei suoi guizzi di follia e spinto da una vera passione per l’artista russo, Fo sferrò la proposta: «E se dipingessi io quel che manca?». Chagall secondo Fo, il fantastico mondo del pittore reinventato dal giullare premio Nobel. Due personalità affascinanti, spiazzanti. Due maestri del raccontare la realtà capovolta.
Detto fatto. La mostra Marc Chagall. Opere russe 1907-1924, da ieri al 15 febbraio al Museo di Santa Giulia, propone 33 originali e, nella sala accanto, le tele di Fo ispirate a quel mondo. «Ho accettato la sfida perché Chagall è il mio grande amore – racconta —. Avevo vent’anni quando vidi a Parigi una grande mostra su di lui e rimasi folgorato. Non solo per la sua genialità artistica, ma perché in quelle immagini così intrise di leggerezza e follia, di passione e immaginazione, mi pareva di ritrovare un altro me stesso».
Non solo. «Il suo modo di dipingere mi ha segnato, l’uso del colore puro, il viola accostato al giallo, il verde all’arancio... I suoi personaggi, gioiosi e poetici, clowneschi e dolenti, somigliano a quelli di tante mie commedie. Lui del resto era un uomo di teatro, ha realizzato fior di scene e costumi per opere e balletti. Chagall ha messo in scena il sogno, come anch’io tante volte, da Gli arcangeli non giocano a flipper alla rilettura di Maria Callas».
Un realismo onirico presente anche nelle situazioni più tragiche. «La tragedia ha fatto parte della sua esistenza fin dal primo istante. Il giorno della sua nascita, il 7 luglio 1887, il suo villaggio, popolato di ebrei, viene messo a ferro e a fuoco dai cosacchi. Lui sta per morire assiderato, si salva solo perché qualcuno lo immerge in una vasca di acqua calda. Quella scena originaria l’ossessionerà per sempre, quelle case, quelle sinagoghe date alle fiamme le ritroviamo in molti suoi quadri. “Io sono nato morto”, scriverà nella sua autobiografia».
Un ricordo indelebile che Dario ritrae in uno suo quadro. In un altro celebra invece il grande amore di Chagall, sua moglie Bella. «Ne La passeggiata lui la tiene per mano ma lei volteggia in cielo, allegra come un palloncino, pronta a prendere il volo. Un’immagine felice ma già presaga di un distacco straziante. Così, mentre la dipingevo, continuavo a pensare a Franca. E alla fine nel mio quadro, l’amata è già lontana, volteggia eterea tra le nuvole, mentre a terra il marito la rincorre come impazzito».
Il senso di quei quadri sta lì, non nel rifare quel che Chagall aveva ideato, ma nel prenderne spunto per andare oltre. «Un sogno nato dal suo sogno... È la grande magia dell’arte». Per Fo, che già tante volte si è accostato ai capolavori del passato reinventandoli a modo suo, un mezzo per entrare nell’anima di un altro artista. «Non ho mai avuto modo di conoscere Chagall in vita, ora lo incontro dentro i quadri». Entrando e uscendo da atmosfere fiabesche e surreali, mescolando in piena libertà asili viola, cavalli gialli, spose celesti... E il 16 gennaio a Brescia, sarà di scena con una lezione-spettacolo su Chagall. «Ripercorrerò la sua storia di artista e di uomo che ha sempre lottato per la libertà e la democrazia». Titolo? «Chagall da un sogno all’altro».