Corriere della Sera, 21 novembre 2015
Heidegger politico
Non c’è solo l’antisemitismo. Finora la discussione sui taccuini filosofici di Martin Heidegger ( nella foto ) ha privilegiato i passi riguardanti gli ebrei. Ma è tempo di allargare gli orizzonti, come avverrà a Roma dal 23 al 25 novembre nel convegno «I Quaderni neri di Heidegger 1931-1948», organizzato con il patrocinio dell’ambasciata tedesca e il sostegno del Cnr, dell’Università «La Sapienza» e della Fondazione von Humboldt.
«Heidegger era considerato un impolitico, ma i Quaderni neri inducono a rivedere quel giudizio», osserva Donatella Di Cesare, principale promotrice dell’incontro. «In quegli scritti – prosegue – l’autore critica la politica burocratizzata, ridotta a mera amministrazione dell’esistente, auspicando il recupero delle ragioni profonde del vivere insieme. Heidegger è convinto che la filosofia possa suscitare questo risveglio e affida una missione salvifica al popolo tedesco. La sua lucida diagnosi della nostra epoca globalizzata, nella quale il mondo tende a uniformarsi sotto la spinta della tecnica, si sposa a una prospettiva apocalittica, che assegna un ruolo centrale alla Germania. Troviamo qui le ragioni dell‘attualità di Heidegger e quelle della sua adesione al nazismo».
Invece Gianni Vattimo, che sarà tra i relatori insieme a Peter Sloterdijk e ad altri filosofi, non prende troppo sul serio l’idea di una missione tedesca: «Quella è la parte caduca di Heidegger. A me importa semmai la polemica antimetafisica, contro l’idea di un ordine necessario che sacrifica la libertà umana alle pretese totalitarie della tecnica organizzatrice e calcolatrice. Qui emerge la speranza di un mondo diverso che comporta il recupero di un’etica cristiana basata sulla carità».