Corriere della Sera, 21 novembre 2015
Polemiche per il salmone mutante, che diventa adulto in metà tempo rispetto a quello naturale
A suo modo, è un mutante. In natura non esisterebbe, se non avessero inserito nel suo Dna materiale genetico del salmone reale del Pacifico e del blennio americano, parente obeso dell’anguilla. Accorgimenti studiati in laboratorio dalla AquaBounty Technologies di Boston per accelerarne la crescita. Così trasformato, infatti, il vecchio salmone atlantico già a 16-18 mesi ha le dimensioni che i cugini non Ogm raggiungono a trenta, quando diventano adulti.
I creatori gli hanno dato il nome di AquAdvantage, per sottolinearne i vantaggi, e la Food and Drug Administration, l’Agenzia federale che si occupa di regolamentare i farmaci e gli alimenti, ne ha appena autorizzato la commercializzazione negli Stati Uniti. Con qualche condizione: il pesce potrà essere allevato soltanto in due stabilimenti attrezzati in Canada e a Panama, dentro vasche buie e chiuse dove non corre il rischio di mescolarsi con altre specie nemmeno attraverso le acque di scarico. Peraltro, essendo sterili, i salmoni AquAdvantage, se anche riuscissero a scappare dalla loro prigione, non potrebbero corteggiare gli omologhi che nuotano liberi nell’Oceano.
«È un grosso risparmio di cibo e di acqua», gongolano i produttori dopo aver incassato il benestare della Fda: «Non c’è alcuna differenza biologica significativa tra le qualità del salmone mutante e quelle del capostipite dell’Atlantico». E pensano di riuscire a metterlo sul mercato entro il 2018. I puristi, però, lanciano l’allarme sul rischio allergie e alcuni rivenditori hanno già detto di non voler trattare il «Frankenfish», pesce Frankenstein.
In Italia i primi a mettere le barricate sono stati quelli di Coldiretti. «Di fronte a un’escalation nell’applicazione delle biotecnologie al regno animale, occorre intervenire tempestivamente con un adeguamento delle normative comunitarie». L’indagine fatta per loro da Ixe non lascia dubbi: quasi otto cittadini su dieci sono contrari al biotech nel piatto (76 per cento).
Il tema delle regole è importante, visto che è in corso il negoziato sul libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti (il Ttip) e non è un dettaglio di poco conto il fatto che gli Usa non prevedano l’obbligo di etichettatura per i prodotti Ogm, dunque neppure per l’AquAdvantage.
«Non vogliamo negare i processi di innovazione tecnologica, ma siamo perplessi: temiamo che questo tipo di autorizzazioni possano aprire percorsi difficilmente controllabili, creare sospetto nei consumatori e ripercussioni sul mercato», spiega Giampaolo Buonfiglio, presidente del settore agro ittico alimentare dell’Agci, l’associazione generale delle cooperative italiane. Paolo Martinello, alla guida di Altroconsumo, non è contrario pregiudizialmente agli Ogm: «Purché siano sicuri e i cittadini vengano informati sull’origine dei prodotti. Ma in Italia sarebbe una scelta commercialmente sbagliata: abbiamo una tradizione alimentare di eccellenza».
Nonostante tutto, Claudio Cerati sarebbe disposto ad assaggiare il «Frankenfish»: «Quanto meno per capire che sapore ha». Lui, però, il salmone lo importa dalle Isole Faroe, dove vive in mare aperto dentro recinti con il 98% di acqua e il 2% di pesce. Poco mutante, molto selvaggio.
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Le allergie sarebbero rarissime e di un tipo conosciuto in grande anticipo, del fatto ambientale non siamo così sicuri, ma la ditta produttrice ha già provveduto, creando animali di un solo sesso e per giunta sterili (Edoardo Boncinelli)