Corriere della Sera, 21 novembre 2015
In che modo i Cinquestelle intendono finanziarsi
MILANO Un cambio di passo. Con in mente un obiettivo preciso: le prossime Politiche. I Cinque Stelle pian piano stanno mettendo a punto nuove strategie. Dopo l’addio al nome di Beppe Grillo dal simbolo, i pentastellati puntano a una nuova «emancipazione»: quella dalle donazioni occasionali collegate agli eventi (tour o kermesse che siano). L’idea è creare una maggiore fidelizzazione con la propria base, sul modello di Greenpeace, in modo da poter gestire, programmandolo con anticipo, le risorse a disposizione. Un modo per poter anche attrarre elargizioni per l’intero arco dell’anno. Una svolta decisa per dare un impulso costante alle attività dei parlamentari, puntando a maggiori introiti per la campagna elettorale.
In questi ultimi anni le grandi manifestazioni – come ad esempio Italia 5 Stelle – sono state gestite da associazione ad hoc, mirate sul singolo evento. Ora la situazione potrebbe cambiare.
Lo stesso Gianroberto Casaleggio ha precisato che nella piattaforma Rousseau sarà presente uno spazio dedicato al fundraising: «La Rete ha reso obsoleti e diseconomici i partiti e più in generale i precedenti modelli organizzativi. Il M5S, che è nato in Rete, vive soltanto di libere donazioni di cittadini. Rousseau è un passo avanti in questa direzione», spiegava lo stratega. Modi e tempi, però, sono ancora allo studio. Al momento deputati e senatori, nonostante non ci siano manifestazioni o tour elettorali in vista, stanno proseguendo nella campagna in veste di camerieri nella diverse città italiane. Tuttavia «il parlamentare che ti serve» – così si chiama l’iniziativa – è più un’operazione di contatto con il territorio che una vera raccolta fondi visto che le cifre percepite sono esigue e non possono certo alimentare una campagna elettorale.
«Non possiamo farci trovare impreparati, meglio studiare una pianificazione efficace», spiega un parlamentare, ricordando anche una ricerca della Doxa – Donare 3.0 – in cui si metteva in evidenza come l’83% degli internauti nel 2014 abbia fatto una donazione, ma solo uno su cinque abbia sfruttato il web come piattaforma. Ecco allora l’idea di aprirsi a nuove forme, rimanendo fedeli alle proprie regole. «Il Movimento 5 Stelle ha rinunciato a 42 milioni di euro di finanziamento pubblico e negli ultimi due anni ha restituito con i suoi portavoce in Parlamento più di 14 milioni alla collettività», ricordava proprio ieri sui social network Roberta Lombardi.
Affascina l’esempio del crowdfunding, già proposto negli anni anche da alcuni meet-up come quello fiorentino e tornato in auge a livello locale per la proposta del M5S di Terni di comprare con questo sistema la Torre Colleluna, uno dei simboli della città. L’idea del crowdfunding – dicono – «ha il pregio di intercettare soprattutto gli under 40», ossia una fascia di elettori molto vicina al Movimento. Ma i meccanismi su «come poterlo adattare al modello cinquestelle sono ancora da individuare». La discussione, insomma, è ancora aperta. Anche su come utilizzare i futuri oboli. Il fondo per il microcredito rimane una certezza inamovibile (e i volti noti del Movimento si stanno mobilitando per dare visibilità ai progetti nati grazie ad esso), ma alcune recenti iniziative – come la costruzione di una strada in Sicilia – spingono a una diversificazione delle proposte. «Siamo solo all’inizio di una nuova fase – dice un deputato —. Serve tempo, pazienza e un po’ di spazio per la sperimentazione, passando prima dagli attivisti e dai territori». Insomma, le Amministrative del 2016 saranno il primo banco di prova per un nuovo modello di raccolta e gestione delle donazioni.