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 2015  novembre 21 Sabato calendario

Perplessità in Forza Italia per la candidatura di Sallusti a sindaco di Milano, Salvini invece è convinto

ROMA A decidere per il suo partito alla fine sarà sempre lui, perché come dice in collegamento telefonico con una manifestazione azzurra, Silvio Berlusconi non smetterà di guidare FI nonostante «abbia appena subito dalla magistratura il 66esimo attacco in 21 anni di vita politica». Il riferimento è al processo Ruby Ter, per il quale la procura di Milano ha chiesto il suo rinvio a giudizio, affondo che potrebbe convincere un uomo «scoraggiato, sfiduciato» a «fare altro rispetto alla politica». Ma – assicura Berlusconi – visto che i sondaggisti dicono che «se mi togliessi di mezzo FI andrebbe sotto il 10%, sono condannato a restare ancora in campo».
A restare e a decidere, appunto. La linea degli azzurri, le alleanze, l’individuazione dei nemici («Quelli del M5S sono una banda di balordi») e anche le candidature per le prossime amministrative, per le quali è stata comunque varata una commissione ad hoc con Giovanni Toti e Altero Matteoli e i capigruppo. Nelle due principali città al voto – Roma e Milano – la corsa è già iniziata e in questo momento i nomi in pole sono quelli di Giorgia Meloni e Alessandro Sallusti. Se la prima non scioglie la riserva ma fa sapere che alla fine potrebbe scendere in campo, al secondo ieri è arrivato il forte endorsement di Matteo Salvini: «Sallusti a me piace come persona e professionista, è uno dei possibili nomi. E, se fosse lui, io sarei ben contento. Se è lui noi ci siamo».
Parole che certamente fanno piacere a Daniela Santanchè, compagna del direttore del Giornale, secondo la quale comunque «Berlusconi sicuramente sarebbe meglio come sindaco, lui è sempre meglio». Parole che invece lasciano perplessi non pochi azzurri. Sì, perché l’idea che il centrodestra possa presentarsi al voto nelle due principali città con la leader del partito più a destra della coalizione e con un personaggio pubblico popolare ma dal profilo non certo moderato non mette d’accordo tutti.
Su Milano i due governatori di Liguria e Lombardia, sempre più in sintonia e in collegamento, spingono per una candidatura che possa essere «la più inclusiva possibile» per tutta l’area del centrodestra, e che permetta al primo o al secondo turno la convergenza dei centristi, che sono parte strutturale della maggioranza che regge il Pirellone. Posizione che sposano anche altri esponenti dell’area moderata azzurra, da Paolo Romani a Antonio Tajani. Quest’ultimo peraltro si è speso molto perché a Roma si costruisca una coalizione non arroccata a destra ma che parta dai movimenti civici e si allarghi a tutta l’area moderata: Marchini insomma sarebbe l’uomo ideale per la sfida, e lo stesso Berlusconi non ha abbandonato l’idea.
La sensazione è che saranno estremamente importanti i risultati dei sondaggi ai quali si sta lavorando per prendere decisioni finali. Che invece sono arrivate per alcune posizioni vacanti in FI: sono stati nominati commissari la Gardini per l’Alto Adige, la De Girolamo per il Molise e Moles per la Basilicata, mentre in Sicilia è stato scelto Miccichè, che torna tra l’entusiasmo della maggioranza dei parlamentari dell’isola, in sostituzione del contestato Gibiino, che avrà un ruolo di «collaborazione diretta» con Berlusconi in attesa di altri incarichi nel partito.