Corriere della Sera, 21 novembre 2015
Musulmani pregano nelle moschee di tutta Europa e condannano i seminatori di morte. Oggi manifestazione a Roma
Si è pregato ieri nelle moschee d’Europa. Era il primo venerdì dopo gli attentati del 13 novembre e gli imam non hanno voluto perdere l’occasione per spiegare che i terroristi «non hanno niente a che fare con l’Islam». Il Consiglio francese della fede musulmana ha addirittura distribuito dei sermoni da utilizzare nelle moschee: «Non dobbiamo stancarci di ripetere che l’autentico Islam è lontano anni luce dall’odiosa ideologia di questi criminali. Noi appoggiamo i valori della Repubblica, che Dio benedica la Francia».
Da Parigi a Bordeaux, da Milano a Roma la condanna dei musulmani europei è stata senza se e senza ma. Nella Grande moschea della Capitale i fedeli arrivano alla spicciolata. Sono indignati, impauriti, scioccati. Ahmed Assad, marocchino, ha 32 anni ed è disoccupato da due mesi. Quando pensa ai morti di Parigi la voce gli si incrina e comincia a piangere. È in Italia da 16 anni: «Qui viviamo bene – dice in perfetto italiano – ci siamo integrati e se mi capitasse di incontrare uno di questi sciacalli che si fanno chiamare islamici lo denuncerei subito». Oggi Ahmed parteciperà alla manifestazione indetta dai musulmani d’Italia in piazza Santi Apostoli a Roma. «Dobbiamo essere in prima linea per respingere questi discorsi radicali che alimentano il terrorismo» dice Abdellah Redouane, il segretario del Centro islamico culturale d’Italia. «Ogni vita è sacra» dice l’imam a Roma. E gli occhi azzurri di Federica, 21 anni, di Bergamo, si illuminano: «Quando ho letto il Corano mi si è aperto il cuore» confessa e assicura che presto si convertirà «perché Allah è il vero Dio».