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 2015  novembre 21 Sabato calendario

Il trattato di Schengen è di fatto sospeso

DALLA NOSTRA INVIATA BRUXELLES Al momento di annunciare l’accordo raggiunto il ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve lancia la sfida: «Dobbiamo essere in grado di uscire dagli indugi, altrimenti l’Europa si perderà». Parigi non torna indietro, conferma di voler tenere chiuse le frontiere e costringe l’Unione Europea a fare altrettanto. Non c’è alcuna dichiarazione ufficiale, ma il trattato di Schengen è sospeso di fatto. Controlli ai valichi già attivi e nel prossimo mese molto altro si farà. Perché saranno schedati tutti i cittadini che rientreranno negli Stati europei – anche se sono comunitari – e saranno inseriti in banca dati tutte le informazioni su chi viaggia in aereo, con l’archiviazione del Pnr (il codice passeggeri) per almeno un anno.
Controlli «sistematici»
Finora le verifiche venivano fatte a campione, soltanto in casi sporadici. Il consiglio dei ministri europei ha invece chiesto alla commissione di modificare l’articolo 7 e questo vuol dire, come conferma il vice premier e ministro dell’Interno del Lussemburgo Etienne Schneide, che «ai confini esterni dell’Unione devono essere effettuati immediatamente controlli sistematici e coordinati, anche su cittadini europei che godono della libertà di movimento». Vuol dire che sarà registrato il passaporto di chi va all’estero e poi rientra, come finora avveniva solo per gli extracomunitari. Una misura restrittiva, ancor più drastica nei confronti dei migranti «che dovranno essere tutti registrati e fotosegnalati». Il progetto è a lungo termine, ma non è stato escluso di poter creare squadre di polizia di intervento rapido che si occupino esclusivamente di questo.
Banca dati per un anno
Entro la fine dell’anno dovrebbe essere invece operativa la registrazione del Pnr che consente l’accesso anche ai dati sensibili: stato di salute, religione e poi notizie personali sui compagni di viaggio, sui luoghi frequentati a destinazione, sui metodi di pagamento. La novità riguarda sia la durata del periodo di archiviazione delle informazioni che passa da un mese a un anno e soprattutto il fatto che l’accesso sarà possibile anche per i voli interni all’Unione consentendo la creazione di una vera e propria «banca» per le forze di polizia e intelligence che potranno così avere ogni notizia in tempo reale. Finora la direttiva era stata bloccata dalle resistenze di numerosi europarlamentari preoccupati per la violazione della privacy. Adesso, come ribadisce il capogruppo dei socialisti Gianni Pittella «l’impegno è di votare i provvedimenti nel più breve tempo possibile, per rispondere a esigenze non più rinviabili».
Scambio d’informazioni
L’Europa si «blinda» e cerca di mettere a punto la strategia di prevenzione sui traffici illeciti, primo fra tutti quello delle armi. Nel Sis, il sistema informativo di Schengen, saranno inseriti tutti gli esiti delle investigazioni effettuate e i dati relativi ai «foreign fighters», cittadini che vanno a combattere oppure ad addestrarsi in Medio Oriente e poi rientrano in patria. Per il traffico di armi e sul tema del controllo del commercio di armi da fuoco il Consiglio accoglie positivamente le proposte presentate mercoledì dalla Commissione Ue e invita Frontex ed Europol ad assistere gli Stati membri che confinano con i Balcani occidentali «nei maggiori controlli per individuare il traffico illegale di armi».
Sulla necessità di avere un continuo scambio informativo insiste il ministro dell’Interno Angelino Alfano ribadendo che «gli Stati Ue daranno istruzioni alle autorità nazionali di condividere le informazioni e definire un approccio comune in modo che si sia sempre interconnessi, come impone la gravità della situazione». Le premesse ci sono, il rischio è che passata l’emozione per il massacro di Parigi, l’intero «pacchetto» venga rinviato a data da destinarsi. Proprio come accadde dopo gli attacchi a Charlie Hebdo e al supermercato Kosher.