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 2015  novembre 21 Sabato calendario

Siamo concentrati sull’attentato in Mali, con 27 morti. Di questo attentato, appena venti giorni fa, avremmo trattato in altra parte del giornale, e certamente non l’avremmo scelto come “Fatto del Giorno”

Siamo concentrati sull’attentato in Mali, con 27 morti. Di questo attentato, appena venti giorni fa, avremmo trattato in altra parte del giornale, e certamente non l’avremmo scelto come “Fatto del Giorno”. Ma c’è stato il Bataclan e il resto, e il Mali è area di influenza francese, con soldati francesi che tentano di ostacolare o vanificare un colpo di stato islamista, quindi un assalto a un albergo della capitale, con decine e decine di ostaggi sequestrati per alcune ore, è da leggersi, oggi, come un’altra azione in qualche modo connessa con gli eccidi di venerdì 13. Il terrorismo planetario ci appare sempre più come un’onda nera, immensa e capace di sommergerci da ogni lato.

Com’è andata esattamente la cosa?
Benché sia sera, abbiamo ancora notizie poco sicure. Un commando composto non si sa ancora da quante persone ha dato l’assalto all’hotel Radisson Blu di Bamako, la capitale. I banditi terroristi si sono poi rinserrati tenendo in ostaggio 170 persone, tra personale e ospiti. Non si sa ancora bene che cosa chiedessero o che cosa si proponessero i sequestratori, fatto sta che hanno fatto passare il tempo sufficiente perché teste di cuoio francesi e americani irrompessero nell’hotel sgominando la banda e liberando tutti. Ma sul terreno sono rimasti 27 cadaveri, dodici al piano terra e quindici al secondo piano, mentre all’ultimo piano i terroristi si sono asserragliati decisi a resistere, anche se non avevano più gli ostaggi. Mentre scriviamo, la situazione è ancora questa: le teste di cuoio assediano, i terroristi resistono. Nel frattempo, come ha specificato il ministro della Sicurezza, Amadou Sangho, gli uomini dei corpi speciali stanno perquisendo ogni stanza alla ricerca di jihadisti o di ordigni a tempo nascosti da qualche parte. Operazione che chiamano “bonifica”.  

Sa che io non so nemmeno dove sta il Mali?
Ha presente la carta geografica dell’Africa? Ha presente che nella parte di sopra (il Nord) c’è sulla sinistra una specie di grande orecchio? Bene, al centro di questo grande orecchio si trova una zona a forma di farfalla, in gran parte desertica. Quello è il Mali. Grande quattro volte l’Italia, ma con una popolazione di appena 14 milioni e mezzo di abitanti e ben 1 milione e ottocentomila abitanti concentrati nella capitale. Paese tra i più poveri: la mortalità infantile sfiora l’80 per mille, la speranza di vita non arriva a 55 anni, il pil medio per abitante è di 657 dollari l’anno, meno di due dollari al giorno. E in più c’è una guerra civile latente, esplosa tre anni fa e sedata per modo di dire dai francesi. Lei capisce che in un posto così può succedere di tutto. E infatti succede di tutto.  

Terrorismo?
Terrorismo in salsa jihadista, certo. L’assalto di ieri è stato rivendicato da due gruppi: Aqim (Maghreb islamico) e Al-Morabitoun, il più importante. Non sono dell’Isis, ma di al Qaeda, anche se Al-Morabitoun è ormai formata da al Qaeda-dissidenti, e dunque non è escluso che tra breve si impossessi del brand di al Baghdadi. Del resto, Al-Morabitoun sembra essersi accodata alla linea antifrancese del califfo, dato che cerca di recar danno soprattutto agli occidentali e specialmente ai francesi. L’8 agosto hanno assaltato l’hotel Le Byblos a Sevare, nel centro del Paese, prendendo in ostaggio diverse persone, tra le quali alcuni dipendenti dell’Onu. Il 7 marzo a Bamako un attentato contro un bar-ristorante ha provocato cinque morti, tra i quali un francese e un belga, e il belga era responsabile dei servizi di sicurezza della missione europea.  

Quali sono le caratteristiche di questa guerra civile, latente o meno?
La popolazione nera è concentrata nell’area di Bamako, la capitale. Nei deserti vagano popolazioni nomadi, tuareg, che non si riconoscono nelle etnie che governano il paese al centro e campano di brigantaggio spesso mascherato da islamismo radicale. Un colpo di stato del 2012 permise a questi estremisti islamici di prendere il controllo del nord del Paese. La Francia intervenne militarmente, riuscì con vari bombardamenti a cacciar via dalle città i fondamentalisti, ma questi presidiano ancora i deserti e rendono comunque insicuro il Mali settentrionale. Questa è la situazione adesso, situazione ideale per l’azione di gruppi jihadisti. L’ambasciata degli Stati Uniti ha consigliato agli americani presenti nel Paese di cercarsi un rifugio. I francesi di stanza a Bomako sono seimila.  

C’erano italiani nell’albergo sequestrato ieri?
No, nell’edificio erano presenti 140 ospiti e 30 membri dello staff. C’erano molti francesi. Fra i primi a essere liberati i 12 membri dell’equipaggio di Air France e 6 cittadini americani, tre dipendenti della Turkish Airlines sarebbero riusciti a fuggire mentre l’albergo era in mano ai terroristi. Su internet c’è un video girato da un ostaggio cinese, i cinesi hanno grandi interessi in Mali e hanno messo a disposizione un centinaio di loro soldati per la missione militare dell’Onu. Tra gli ostaggi liberati c’era anche il cantante della Guinea, Sekouba Bambino, che un anno fa era venuto in Italia per partecipare a un concerto. Sarebbe stato lui a rivelare agli inquirenti di avere sentito gli assalitori parlare tra loro in inglese, sia pure con un accento africano.