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 2015  novembre 20 Venerdì calendario

All’Onu c’è chi si scambia materiale pornografico, chi ha sottratto soldi, chi ha attaccato un collega con un coltello o una stecca da biliardo, chi ha minacciato di «uccidere il capo missione» e chi si fa trasportare la marijuana con veicoli ufficiali. Ma anche le risme di carta vanno a ruba

Pedopornografia, traffico di droga, furti, assalti, documenti contraffatti. Non sono i reati di cui è accusata qualche organizzazione mafiosa, ma lo staff delle Nazioni Unite. La lista è contenuta in un rapporto che è stato presentato dal segretario generale Ban Ki-moon e che documenta i crimini commessi in un anno, fino al 30 giugno scorso, da alcuni dei 41 mila membri dello staff del segretariato dell’Onu.
Cinque di questi, di cui non viene rivelata l’identità, sono stati licenziati. I motivi? Quattro di loro avevano scaricato e si erano scambiati via mail materiale pornografico, mentre un altro aveva usato un veicolo ufficiale per trasportare 173 chilogrammi di marijuana. Altri dipendenti sono stati segnalati per diversi reati. C’è chi ha sottratto 2.200 dollari a un passeggero di un volo Onu, chi ha attaccato un collega con un coltello o una stecca da biliardo, e chi ha minacciato di «uccidere il capo missione». Nessuno di loro è stato licenziato.
Ma nell’elenco compaiono anche casi di «piccola criminalità»: furto di un portafoglio a un collega, sottrazione di risme di carta da un magazzino, di un fusto di petrolio, di pneumatici, benzina, soldi. E c’è pure spazio per abusi d’ufficio, favoritismi, creazione di un ambiente ostile di lavoro, curricula e documenti fasulli.
Il primato per il reato più bizzarro se lo contendono forse però quel signore che ha provato a portarsi una motosega in aereo e il dipendente che ha ferito il supervisore «guidando un trattore contro il suo ufficio». Tutti se la sono comunque cavata con un richiamo o con un trasferimento.
Reati che peraltro non possono competere con quelli che hanno portato alla sbarra altri rappresentanti dell’Onu, le forze di peacekeeping. L’ultimo clamoroso caso si è registrato ad agosto in Repubblica Centroafricana, dove i caschi blu sono stati accusati di abusi sessuali su minori. Ban Ki-moon è intervenuto licenziando il capo della missione, e a metà ottobre l’agenzia Onu che rappresenta i diritti delle donne ha chiesto che sia presto istituito un apposito tribunale per le violenze sessuali compiute dai caschi blu.