il venerdì, 20 novembre 2015
Perù, lì dove l’ex presidente obbligò 270mila donne alla sterilizzazione
Il dottor Rogelio Del Carmen lavorava come anestesista nel Centro de Salud Materno Infanti de Castilla quando, il 2 luglio del 1997, si vide recapitare un insolito ordine di servizio. Firmato dalla Direzione Regionale della Salute di Piura, il documento imponeva al personale medico della clinica tre giorni di sterilizzazioni intensive che, tra il 15 e il 18 di quello stesso mese, avrebbe dovuto privare della fertilità 250 donne. Fino a quel momento i ritmi del Centro erano stati di due donne al giorno, pensare di elevarle a sessanta era una follia che avrebbe esposto le pazienti a gravi rischi. Rogelio non solo rifiutò, ma insieme ad altri undici medici denunciò quell’ordine alla Procura senza che peraltro la cosa avesse seguito.
Riportata qualche giorno fa dal quotidiano peruviano Republica, la testimonianza è uno degli elementi probatori di quello che per alcuni è un genocidio, per altri una lunga serie di violazioni dei diritti sessuali, riproduttivi e della salute: la sterilizzazione di oltre 270mila donne tra il 1996 e il 2000, nel quadro del progetto di Pianificazione Familiare varato dall’ex presidente peruviano Alberto Fujimori, che al momento sta scontando una condanna a 25 anni di prigione per violazioni sì, ma di altro genere. Stando alle denunce di quasi tremila pazienti e agli operatori dei diritti umani, infatti, molti di quegli interventi sarebbero stati realizzati con minacce, ricatti o promesse (per esempio in cambio di cibo) e senza informare le donne, per lo più indigene analfabete delle zone più miserabili del Perù: l’obiettivo del piano era eradicare la povertà ma l’effetto è stato spesso di compromettere per sempre la salute delle pazienti, operate in condizioni inumane e in molti casi senza anestesia. Diciotto di queste sono morte per incuria dei medici eppure anche per quei delitti nessuno ha pagato. Per ben tre volte la giustizia peruviana ha archiviato i casi, e solo di recente si è aperta una fase istruttoria in cui il governo ha assicurato che interverrà perché prove e indizi vengano valutati entro il prossimo febbraio (gli indagati sono Fujimori e tre ministri del suo governo). In prima fila per sensibilizzare l’opinione pubblica, oltre a organizzazioni come Amnesty International, c’è l’ex giudice spagnolo Baltasar Garzón che, nel Congresso sui Diritti Riproduttivi ai primi di novembre a Lima, ha denunciato duramente che, dopo tanto tempo, giustizia non sia stata fatta.