Focus, 20 novembre 2015
Corvi, i volatili più intelligenti del pianeta. Sanno costruire strumenti da caccia, praticano sport, fanno scherzi e organizzano funerali. Altro che «uccelli del malaugurio»
Sono spietati predatori, ma nel tempo libero amano giocare e organizzare scherzi tra compagni. Quando trovano un partner non lo abbandonano più, e sono tanto legati ai loro amici da organizzare commuoventi riti funebri per l’estremo addio. Se messi alla prova, dimostrano l’intelligenza di un bambino di sette anni. Ma non sono umani. Anzi, nemmeno mammiferi. Sono i corvi, i volatili più intelligenti del pianeta, anche più di qualsiasi cane o gatto. Ingiustamente si sono beccati l’epiteto di “uccelli del malaugurio”. Forse perché sono neri, forse perché troppo svegli per non farci sentire almeno un po’ a disagio.
OVUNQUE NEL MONDO. «I corvi sono gli animali più duttili del pianeta: si adattano a qualsiasi situazione, anche la più aliena, molto rapidamente», spiega Corina Logan, biologa all’Università di Cambridge, che li studia da anni. La prima cosa che ha imparato è che dire “corvo” significa tutto e niente: le circa cento specie della famiglia dei Corvidae sono molto diverse tra loro per dimensioni, colori e comportamento, e il fatto che in circa 17 milioni di anni abbiano colonizzato quasi tutto il mondo (con l’esclusione del Polo Sud e della Patagonia) dà forse un’idea della varietà di condizioni alle quali si sono dovuti adattare. «I corvi sono tra gli animali con la cultura più complessa ed evoluta, ma sono anche in grado di affrontare situazioni sconosciute con sorprendente abilità», dice Logan. La loro intelligenza, insomma, è il vero tratto distintivo dell’intera famiglia. Membri dell’ordine dei passeriformi, i corvidi sono i suoi rappresentanti più grossi: se è vero che il corvo più piccolo, la ghiandaia nana, non supera i 40 grammi di peso, il corvo imperiale (il “nostro” corvo, anche se il suo areale, cioè il territorio che abita, arriva fino in Nord America) supera il mezzo metro e il chilo di peso. Sono spesso robusti come i loro becchi, e sono tutti onnivori; con alcune specie come la ghiandaia di Steller che, a forza di rimanere a contatto con gli umani, ha imparato ad apprezzare la loro cucina, a partire da spaghetti e patatine. I corvi sanno come sfruttarci, insomma, ma se interferiscono con le nostre attività economiche è solo per caso: se alcune specie si nutrono di vermi e cavallette, facendo un favore ai nostri raccolti, altre vanno tenute sotto controllo perché possono fare strage di altri uccelli.
In ogni caso, la loro struttura sociale è complessa, più di quella di molti mammiferi. «Oltre alle gerarchie di gruppo, per i corvi sono importanti i rapporti tra singoli individui, perché, contrariamente alla maggior parte dei mammiferi, i corvidi sono monogami e, di conseguenza, le loro cure parentali arrivano di solito da entrambi i genitori».
ALLEANZE STRATEGICHE. Il paragone è sempre quello con i nostri parenti più stretti, gli altri mammiferi, perché tipicamente (ed erroneamente) si crede che più un animale ci è “simile”, più è intelligente, mentre i corvi dimostrano più di ogni altra creatura che l’intelligenza non è una nostra prerogativa esclusiva. Collaborazione, gerarchie e monogamia, per esempio, sono strutture che richiedono grande coordinazione tra individui, ma garantiscono all’intero gruppo protezione e sostegno. Pochi animali hanno strutture sociali forti come quelle dei corvidi, che costituiscono quasi sempre colonie permanenti. Le specie più furbe come il corvo imperiale, in particolare, in caso di necessità non hanno problemi a condividere il territorio con una colonia confinante, sapendo che un giorno questa restituirà il favore.
Gli equilibri all’interno dei gruppi sono complessi e delicati. Sempre il corvo imperiale, per esempio, riconosce il peso della diplomazia: l’anno scorso, un gruppo dell’Università di Vienna ha studiato come i maschi di una colonia reagissero a una situazione politicamente impossibile, un confronto (simulato) vocale tra due individui nel quale il più debole si comportava come se fosse stato il maschio dominante. Risultato? Panico immediato nel maschio senza più certezze sociali: sapere che un individuo più debole poteva avere la meglio su uno più forte metteva in crisi il suo intero sistema di valori, e potenzialmente la sua posizione all’interno del gruppo.
ABILI ARTIGIANI. Collaborazione, cure parentali e strutture sociali complesse, però, non sono rare in natura. Sono altri i motivi per cui i corvidi sono davvero unici, con una complessità cognitiva paragonabile a quella di delfini, scimpanzé ed elefanti. «Molte specie di corvidi sanno fare progetti per il futuro, imparare una sequenza di azioni e ripeterle nell’ordine corretto al fine di ottenere un certo risultato, sono in grado di usare strumenti e adattarli alla situazione, ricordarsi per anni di un altro individuo, e persino tenere conto delle necessità degli altri prima di prendere una decisione». L’attenzione dei ricercatori nei loro confronti s’impennò dal 1998, quando la britannica Nicola Clayton dimostrò le doti di memoria episodica (la capacità, cioè, di ricordare il “cosa, dove e quando” di un evento passato) della ghiandaia americana. Esattamente dieci anni dopo, l’etologo Frans de Waal dimostrò che la gazza ladra è l’unico animale, al di fuori dei mammiferi, in grado di riconoscersi allo specchio, un segnale inequivocabile di autocoscienza.
L’elenco di esperimenti impressionanti che hanno coinvolto corvi, ghiandaie e gli incredibili corvi della Nuova Caledonia negli ultimi dieci anni potrebbe riempire un libro. Questi ultimi, in particolare, sono una miniera infinita di storie: per esempio, messi di fronte a un enigma che coinvolgeva tubi a U, vasi comunicanti e dodici sassi da distribuire in modo da arrivare a un po’ di cibo, risolsero il problema più velocemente e meglio di un bambino di 7 anni. Questi animali sono anche capaci di scegliere un ramoscello della giusta dimensione, staccarlo, lavorarlo e trasformarlo in un gancio (perfetto per catturare larve di insetto nascoste in minuscoli buchi nei tronchi degli alberi). E persino di combinare pezzi di legno e foglie di felce in uno strumento di caccia.
DI PADRE IN FIGLIO. E non finisce qui. Sempre i corvi della Nuova Caledonia hanno una cultura tecnologica che si è evoluta nel corso di millenni in tandem non solo con la specie, ma addirittura con i singoli gruppi. L’invenzione del gancio per nutrirsi è forse retaggio dei primi esemplari arrivati sull’isola, ma da allora si sono sviluppate decine di varianti locali dello stesso strumento. Questo fatto straordinario presuppone la capacità non solo di imparare a costruire lo strumento imitando gli individui più anziani, ma di apportare modifiche e renderle “virali”, insegnandole agli altri e trasformandole in un “marchio di fabbrica”. Perché, sottolinea Logan, «i corvi non si limitano a imparare una sequenza di azioni: a loro interessa il risultato finale (la produzione dello strumento, ndr), poi per tentativi scoprono come ottenerlo». E se servono due ultimi esempi di comportamenti forse “superflui”, ma molto umani, e dunque sintomo di un’intelligenza complessa, sentite che cosa fa la gazza ladra.
ULTIMO ADDIO. Nel 2009, l’etologo Marc Bekoff pubblicò uno studio nel quale dimostrò come questa specie organizzi funerali peri compagni morti, depositando fili d’erba sui loro cadaveri e picchiettandoli delicatamente con il becco per un ultimo saluto. Dal canto loro, i giovani di corvo imperiale da veri adolescenti sprecano il loro tempo... giocando: passano le giornate praticando sport di gruppo e arrivano a farsi scherzi di ogni tipo. Vi ricorda qualcosa, o meglio, qualcuno?