Il Sole 24 Ore, 20 novembre 2015
Gli schizzi di sangue sul sentiero dell’economia mondiale
Quale sarà l’impatto economico di questa recrudescenza terroristica? La domanda è legittima, anche se può sembrare cinica in questi momenti di dolore e di rabbia. La prima osservazione da fare è che i danni diretti – e non si parla naturalmente dei danni senza misura legati a tante vite recise – sono modesti. La storia insegna che sia le catastrofi naturali che i disastri causati dalla pazzia fanatica degli uomini lasciano poco più che ammaccature nel corpaccio dell’economia. I danni indiretti possono essere più seri, se attentati ripetuti ingenerano incertezze, paure e ritegno a spendere. Anche qui, tuttavia, l’esperienza insegna che le propensioni alla spesa possono cambiare di composizione ma non di livello.
Il sentiero dell’economia mondiale continua a correre sul doppio crinale di una transizione e di una divaricazione, e gli schizzi di sangue, per quanti strazi incidano nella carne viva della nazione, rimangono a margine di quel sentiero.
La divaricazione sta nelle politiche monetarie dell’una e dell’altra parte dell’Atlantico. In America è praticamente certo che i tassi di interesse aumenteranno. Ad attutire l’orrendo shock di un tasso a breve che sale dallo 0,0% allo 0,25% ci sarà un’attenuante – i tassi risalgono perché l’economia va bene – e una serie di cautele sul cammino futuro: altri rialzi dipenderanno dai dati dell’economia, e in ogni caso il punto di arrivo – ha detto molte volte la Fed – sarà più basso rispetto a quello che un tempo era considerato “normale”. In Europa, invece, la Bce si avvia ad allargare ancora i cordoni della moneta. Lo strumento è ancora da decidere, ma l’orientamento è verso altre boccate di ossigeno per un’eurozona che si riprende a passi troppo piccoli.
La transizione riguarda la Cina: i motori della crescita si spostano dall’export alla domanda interna, dagli investimenti ai consumi. Ci sono danni collaterali, come il crollo delle materie prime, ma in sè la transizione è positiva. E il disgelo post attentati con la Russia va a sciogliere un nodo infetto nelle relazioni economiche internazionali. Insomma, l’economia mondiale tiene, e non saranno gli urti cruenti del terrorismo a farla deragliare. Come scrisse Eugenio Montale: «La storia non è poi / la devastante ruspa che si dice./ Lascia sottopassaggi, cripte, buche / e nascondigli. C’è chi sopravvive».